Sono drammatici i racconti fatti da alcuni migranti a bordo dell’imbarcazione arrivata a Lampedusa il 28 agosto scorso. Erano in 530 su un vecchio peschereccio. “Se non ubbidivamo agli ordini venivamo picchiati con tubi di gomma e cinture”, hanno spiegato. Gli scafisti erano cinque: grazie alle testimonianze raccolte dai poliziotti della squadra mobile, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e il sostituto Gianluca Caputo hanno disposto un provvedimento di fermo nei confronti di cittadini egiziani. E’ stato eseguito con la collaborazione con il Reparto aereo navale della Guardia di finanza di Palermo.

Le indagini – spiegano dalla Procura – si sono sviluppate in un contesto investigativo ostacolato dalle vigenti misure anti covid e dal maltempo che sta flagellando il mare intorno a Lampedusa”. L’inchiesta è appena l’inizio. Secondo gli investigatori, i cinque fermati sono da ritenere “in relazione alle peculiari modalità dello sbarco, i soggetti terminali di una verosimile organizzazione criminale attiva in Libia e specializzata nell’organizzazione della tratta di esseri umani”. L’indagine prosegue d’intesa con la procura distrettuale antimafia di Palermo, per individuare i responsabili della tratta.