Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. Il 5 marzo Lucio Battisti avrebbe compiuto 79 anni. Abbiamo perciò deciso di dedicare il racconto di oggi a questo grande cantautore. Per l’occasione ci siamo ispirati al brano che gli amici Mogol e Adriano Celentano gli dedicarono intitolato “L’arcobaleno” per trarne una storia originale
La finestra aperta lasciava entrare nella stanza un piccolo vento mentre un miscuglio tiepido di luci gli colorava il viso. Luigi l‘arcobaleno se lo ricordava perchè c’era anche il giorno in cui se ne era andato via senza salutare Franco che ora era di fronte a lui con il volto mezzo illuminato da quella luce che sembrava irreale. Franco era triste perchè forse avrebbe voluto salutare quel vecchio amico che non aveva voluto ascoltarlo e che non vedeva ormai da due anni. Accanto a lui una sua lettera giunta da poco che molto probabilmente l’amico non aveva ancora letto.
L’arcobaleno, la fine di un’amicizia
Luigi guardando l’arcobaleno si ricordò che il giorno della partenza avrebbe voluto dire qualcosa di importante a Franco dopo tanto tempo. Per questo era venuto a casa sua per parlargli anche se ora era difficile. Sarebbe stato meglio farlo 2 due anni fa ma purtroppo la gelosia aveva preso il sopravvento. Luigi si ricordò che entrambi fossero all’epoca due musicisti affiatati. Poi una bella discografica cominciò ad insinuarsi nelle loro vite e qualcosa cambiò perchè Luigi e Franco s’innamorarono entrambi della stessa donna. Per questo la gelosia cominciò a consumare lentamente la loro amicizia prima con semplici diatribe e poi con veri e propri litigi.
Un giorno infine il loro legame si ruppe definitivamente. Luigi se lo ricordava bene e forse anche Franco non aveva mai dimenticato. Forse entrambi avrebbero voluto chiedersi reciprocamente scusa ma gli rimaneva solo il dolore di quel giorno in cui ogni promessa d’amicizia s’era rotta. Luigi si coprì gli occhi mentre le lacrime gli ricordavano quei momenti in cui aggredì veementemente Franco. Il motivo è che la discografica alla fine aveva scelto lui e questo fu per Luigi il culmine di una rabbia covata da tempo. Franco invece aveva iniziato ad allontanare l’amico per il desiderio ardente di quella donna che lo aveva scelto. Il risultato fu un’inevitabile separazione.
Io quante cose non avevo capito
Quante cose Luigi non aveva capito e che ora che si trovava li con due valigie pesanti pronto per partire erano chiare. Anche se sarebbe stato difficile partire così senza preavviso non poteva fare altrimenti. Avrebbe voluto almeno che leggesse quella lettera che gli aveva lasciato di fronte a lui. Avrebbe voluto che capisse quei segreti della vita appresi solo andandosene. O forse semplicemente avrebbe voluto chiedergli scusa per essersi fatto annebbiare la mente da futili questioni che avevano trasformato un’amicizia in un desolante squallore. Ora per questo non gli restava che fissare in silenzio Franco mentre annegava nel suo dolore.
Franco in quell’istante riprese a parlare perchè forse si era s’accorto della presenza di Luigi o forse più semplicemente parlava a se stesso. Aveva sorriso ricordando quella volta in cui si erano incontrati dopo che aveva sentito Luigi suonare il pianoforte. D’allora quante ne avevano passato insieme dalla faticosa gavetta ai primi successi. Franco aveva preso ad elencare tutte le loro avventure insieme quasi come se volesse celebrare l’amico poi vide la lettera e pianse. Spasmi di dolore lo colsero all’improvviso finchè non si fece coraggio e prese la lettera tra le mani pronto forse finalmente per aprirla. Luigi lo guardò attendendo che finalmente la leggesse.
Epilogo
“Mi manchi tanto amico caro, davvero. E tante cose son rimaste da dire. Ascolta sempre e solo musica vera e cerca sempre se puoi di capire”, ave ripetuto infine tutto di un fiato Luigi rileggendo la lettera insieme a Franco. Questi rise e strinse quel semplice foglio di carta se come se fosse Luigi. “Ti voglio bene” poi disse guardando al cielo. Luigi avrebbe voluto abbracciarlo ma purtroppo il suo cuore aveva improvvisamente smesso di battere qualche giorno prima. Ora aveva ripreso le le sue valigie ed era partito mentre l’arcobaleno illuminava nuovamente Franco.
Stefano Delle Cave
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