L’arte della fotografia di Richard Avedon

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Di Giorgia Lanciotti

Apre domani 22 settembre nel Palazzo Reale di Milano la mostra Richard Avedon. Relationships. In 106 immagini scattate dal fotografo newyorkese, si è cercato di restituire una carriera lunga oltre sessant’anni. Attraverso i ritratti di donne e uomini che hanno segnato il secolo scorso, gli scatti di moda realizzati prima per le riviste Harper’s Bazaar e Vogue, poi con Gianni Versace, Avedon ha contribuito a ridefinire l’idea di eleganza, bellezza e cultura dell’immagine fotografica.

Richard Avedon: dalle autopsie ad Harper’s Bazaar

richard avedon © pambianconews
© pambianconews

La sua carriera come fotografo autodidatta inizia in un contesto che è quanto di più lontano dal fashion system: nella Marina Militare. Lì Avedon è il fotografo addetto alle autopsie e alle foto d’identità fino a quando, nel 1944, incontra l’art director di Harper’s Bazaar, Alexey Brodovitch. Tra le pagine della rivista di moda inizia a concretizzarsi il suo estro artistico e il suo genio narrativo. Nei suoi scatti Avedon abbandona le pose statiche tipiche della fotografia di moda anni ’50 e, ispirandosi al fotografo ungherese Martin Muncaksi, realizza fotografie che sono racconti.

Le foto vengono sempre scattate in luoghi che contribuiscono a favorire la narrazione e la costruzione di trame immaginarie. Le modelle entrano nella fotografia come si entra in scena sul palco di un teatro o davanti alla cinepresa di un regista cinematografico. Avedon trasporta il lettore in un mondo surreale e certamente più divertente dell’universo moda che, invece, era così rigido e inflessibile.

Fotografie oltre la moda

Da Dovima a Twiggy, da Penelope Tree a Suzy Parker e Jean Shrimpton, Avedon fotografa tutte le iconiche modelle dei decenni ’50 e ’60. In particolare, con Dovima si instaura una particolare intesa che li porterà a realizzare scatti immortali. Iconica la fotografia dell’agosto 1955: Dovima indossa un abito da sera Dior, disegnato dal giovanissimo Yves Saint Laurent ,ed è circondata da maestosi elefanti del Cirque d’Hiver di Parigi.

Nel 1965 Avedon passa a Vogue, ma non si esime dal realizzare anche ritratti di vita reale. Nel 1974 espone al MOMA di New York il progetto fotografico realizzato sul padre: una serie di ritratti che registrano l’invecchiamento dell’uomo fino a dissolversi nella luce che lo circonda.

Nella medesima direzione vanno anche altri progetti fotografici in cui Richard Avedon punta l’obiettivo della sua macchina fotografica in una direzione ben precisa e con cui testimonia una posizione umana netta. In the American West è una serie di ritratti delle minoranze e degli operai, minatori e braccianti che abitano l’Ovest, portata a compimento nel giro di cinque anni e pubblicata nel 1985. Successivamente Avedon realizza una sequenza dedicata ai malati mentali del Louisiana State Hospital e un’altra sulle vittime di napalm in Vietnam.

Richard Avedon e i ritratti

Avedon affina il suo stile nei ritratti alla fine degli anni 60. Se negli scatti per le pagine delle riviste di moda la location era fondamentale per creare una trama, qui non servono elementi di distrazione. Lo sfondo prediletto dal fotografo è bianco, per esaltare la posa, la gestualità e l’espressività di chi viene fotografato. Gli scatti sono solitamente da vicino, di formati molto grandi, evocativi di un senso di intimità quasi imbarazzante, tanto si è in prossimità del soggetto fotografato. Evocativa è l’immagine guida della mostra. Lo scatto è del 1981 e ritrae l’attrice Nastassja Kinski sdraiata e avvolta soltanto in un pitone.

Avedon ha fotografato donne e uomini che hanno segnato il costume, la politica, la società del Novecento. Da Sophia Lorena a Pablo Picasso, da Malcolm X a Marilyn Monroe, dai Beatles al Dalai Lama, Bob Dylan e Michelangelo Antonioni. Alcuni di loro li ha immortalati più volte nel corso degli anni, come l’amico Truman Capote. Ogni volta Avedon è riuscito ad essere profondamente descrittivo di un momento di vita diverso, di un’età, una maturità divers rispondendo alla necessità di comunicare messaggi differenti.

Richard Avedon e Gianni Versace: l’invenzione delle top model

Nel1980 Gianni Versace sceglie Avedon per fotografare il suo esordio: la campagna della collezione Primavera/Estate. I due inaugurano una collaborazione che durerà fino al 1998, con la prima campagna firmata da Donatella Versace.

Avedon si concentra ora sulla modella che sta fotografando e sui capi indossati. Lo spazio delle sue fotografie si è ridotto fino a diventare essenziale ed uniforme, minimalista e poco importante. Le modelle sono ora le assolute protagoniste del set e con le loro pose coreografiche, con la grazia, la flessibilità e la malleabilità dei loro corpi, hanno il compito di esaltare i capi indossati, sviscerarne tutte le possibilità, esaltarne la composizione e la materia.

Nel 1993 Avedon realizza la leggendaria campagna per la collezione Primavera/Estate della maison con le top model Linda Evangelista, Christy Turlington, Kate Moss, Shalom Harlow e Aya Thorgren. L’intesa tra fotografo e designer è unica. Avedon sa interpretare lo stile delle collezioni di Gianni Versace evidenziandone la radicalità e l’eleganza. In questo modo è riuscito a sottrarre la moda dalla stagionalità che è il suo vanto e la sua condanna. Avedon ci ha così consegnato scatti senza tempo per collezioni che incarvano lo spirito puro dell’avanguardia.

La mostra

La mostra Richard Avedon. Relationships è stata prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Skira Editore, in collaborazione con il Center for Creative Photography e la Richard Avedon Foundation. É promossa dal Comune di Milano-Cultura.
La curatela è di Rebecca Senf, responsabile della collezione del Center for Creative Photography e vede come main partner Versace e media partner Vogue Italia. Le 106 immagini scelte provengono dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation (USA).

Giorgia Lanciotti

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