Se Laura Pausini non è la leader di alcun partito, e difficilmente ci sia in Italia qualcuno che vota “perché me l’ha detto quella che cantava ‘La Solitudine’“, è certo che il caso sollevato sul programma “El Hormiguero” su “Bella Ciao” sia il sintomo di come il discorso politico contemporaneo riesca a violentare la realtà – o la sua percezione – con un revisionismo nauseante. Sarebbe “troppo politica” la canzone che celebra l’esperienza resistenziale italiana – quella che ha portato alla fondazione della Repubblica, alla stesura della Costituzione -, e per questo la nota cantante si sarebbe rifiutata di intonarla. “Non canto canzoni politiche, né di destra né di sinistra. Che il fascismo sia una vergogna assoluta mi sembra ovvio. Non voglio che nessuno mi usi per propaganda politica. Non si inventino ciò che non sono” ha dichiarato in un tweet, cercando di chiarire il perché del suo rifiuto.
Cosa si può desumere dalla dichiarazione di Laura Pausini su Bella Ciao riguardo al discorso politico contemporaneo
Le cose sono andate così: durante il programma a tema musicale “El Hormiguero”, ai vari concorrenti era richiesto di intonare una canzone che contenesse la parola “corazon” (cuore) all’interno del suo testo. Dopo il turno dei concorrenti spagnoli, toccava proprio a Laura, che dopo aver abbozzato “Cuore Matto” di Little Tony, che però gli altri partecipanti non conoscevano, ha ricevuto la richiesta di cantare “Bella Ciao”, canzone tornata popolare nel paese dopo il suo utilizzo nella celeberrima serie “La Casa di Carta“. Ma ecco che la cantante romagnola si rifiuta, adducendo che la canzone è “troppo politica”. Non si è alzata nessuna polemica, nessun polverone, e si è passati ad altro.
L’opinione pubblica italiana – se così si può definire la massa di commenti sui social network – non ha invece atteso molto per scatenare un putiferio di antagonismi. Lasciando da parte la questione se abbia ragione chi dice “la canzone è divisiva solo se sei fascista” (e c’è chi propende in questa direzione), o chi invece pensa che “Laura è una donna coraggiosa e fuori dal coro” (e forse, ma dico forse, tendono “leggermente” a destra), riflettiamo sull’accaduto. Se Pausini vede una canzone internazionalmente intesa come “inno alla liberazione dal nazifascismo” come una canzone politica, vuol dire che sta legittimando chi sostiene che il nazifascismo non sia un incubo inumano, ma una delle ideologie possibili nel dibattito democratico. Non è colpa della Pausini, a cui magari si può rimproverare un po’ di leggerezza eccessiva, ma del discorso politico in cui è vittima e, da adesso, anche proselita.
Alberto Alessi
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