Lazio, alla ricerca della vittoria perduta

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Di Redazione Metropolitan

Vincere! Un imperativo che da settimane è al centro di tutto il mondo Lazio, a secco di vittorie da oltre un mese: esattamente dalla sera dell’8 novembre, quando all’Olimpico i biancocelesti di Simone Inzaghi si imposero per 2 a 1 contro l’Olympique Marsiglia in Europa League grazie ai gol di Parolo e Correa.

Una vittoria fondamentale, che permise alla Lazio di chiudere in netto anticipo (e per fortuna, visti gli ultimi risultati) la pratica qualificazione e di mettere in cassaforte il passaggio ai sedicesimi.

Joaquin Correa, autore del pareggio biancoceleste (PHOTO CREDITS: www.calcionews24.com)

 Da allora, però, il buio pesto, con la Lazio capace di raccogliere solo quattro miseri pareggi in campionato e di subire due sconfitte umilianti in Europa contro Apollon Limassol ed Eintracht Francoforte.

Adesso c’è l’esame Atalanta, una squadra tosta, capace di un bel gioco, dotata di ottimi interpreti (su tutti, Ilicic e il Papu Gomez, grande obiettivo della Lazio durante il mercato estivo e autentico pallino di Simone Inzaghi), capace lo scorso anno di far soffrire i biancocelesti e di inchiodarli al pareggio sia all’andata che al ritorno. Una squadra peraltro in ripresa dopo l’avvio di stagione deludente e la cocente eliminazione ai preliminari di Europa League a vantaggio del Copenhagen.

Insomma, non proprio la squadra ideale da affrontare in questo momento in cui, prima ancora che la vittoria, la Lazio sembra aver perso il bel gioco e, soprattutto, la brillantezza sotto porta.

Eppure, l’Atalanta e la trasferta di Bergamo possono rappresentare per i biancocelesti un’occasione d’oro per ritrovare motivazioni, entusiasmo e ripartire nella rincorsa al quarto posto, distante un solo punto. Una vittoria contro la Dea, infatti, riporterebbe serenità allo spogliatoio e a tutta la piazza laziale, e permetterebbe alla squadra di tenere a debita distanza una bella squadra, potenziale concorrente per un piazzamento europeo.

Luis Alberto (PHOTO CREDITS: Fox Sports)

Una gara, quindi, da preparare al meglio e interpretare alla perfezione per una Lazio in crisi di risultati, chiamata a dare risposte sul campo ad una tifoseria sempre più impaziente e delusa da una squadra apparsa nervosa, senza anima e grinta, se non quando si è trovata sotto nel punteggio.

Sotto esame tutta la rosa, “titolarissimi” e “seconde linee”, primo su tutti il portiere Strakosha, oggetto di dure critiche in questi giorni per via di alcune sbavature anche gravi e per degli atteggiamenti considerati irrispettosi verso i compagni e i tifosi. Anche Milan Badelj, probabile titolare contro gli orobici, è chiamato a dimostrare di meritare la maglia biancoceleste e di essere un sostituto all’altezza di un gigante come Lucas Leiva, la cui assenza per infortunio è pesata come un macigno nelle ultime partite di campionato.

A proposito di gioco, sembra che mister Inzaghi stia valutando sempre più l’idea di trovare alternative al 3-5-2, fin qui modulo irrinunciabile ma che ora sembra non offrire più le giuste garanzie di risultati e di bel gioco come un anno, soprattutto sulle fasce. In questi giorni sono stati provati a Formello il 4-3-2-1 e il 4-3-1-2, con Radu terzino sinistro, Lulic spostato sull’interno di centrocampo e la coppia Luis Alberto-Correa proposta a supporto di Immobile. 

Una soluzione, questa, che porterebbe maggiore fantasia e imprevedibilità e alzerebbe il baricentro dell’attacco laziale. Contro l’Eintracht è stato sperimentato il “falso nueve” con Correa-Luis Alberto. L’idea non è stata male, anche se durante la partita si è fatta sentire la mancanza di un vero bomber d’area, uno alla Ciro Immobile per intenderci.

A supporto dell’attaccante, però, la coppia di trequartisti potrebbe dare la giusta scossa alla squadra e l’idea sembra piacere molto ai tifosi. Ci saranno novità a partire dalle prossime gare?

A proposito di Luis Alberto, contro i tedeschi il giocatore è sembrato diverso, maggiormente motivato e in grado di mettere in difficoltà gli avversari con alcune sue giocate, come l’assist a Correa per il momentaneo vantaggio biancoceleste.

Lo spagnolo non ha sicuramente perso il suo talento e la sua classe, e rappresenta un patrimonio da non disperdere: sta a lui, ora, ritrovare se stesso, la forma fisica migliore e la serenità per tornare devastante come pochi mesi fa.

Felice Pulici (PHOTO CREDITS: cittaceleste.it)

Un pensiero, oggi, non può non andare ad un uomo che ha scritto la storia della Lazio e che domenica ci ha lasciati a 73 anni, dopo una lunga malattia: Felice Pulici, portiere titolare e leader della “Banda Maestrelli”, la Lazio più folle e amata di sempre, Campione d’Italia nel 1974. Un’altra colonna portante di quella squadra gloriosa e maledetta al tempo stesso se ne è andato ancora troppo presto, e lascia un vuoto incolmabile con la sua eleganza e la sua competenza.

Il legame tra Pulici e la Lazio, dopo quello scudetto, non si è mai spezzato: basti ricordare “Di Padre in Figlio” la splendida serata di Lazialità del 2014 in uno Stadio Olimpico stracolmo per celebrare proprio i 40 anni di quel mitico scudetto. Di quell’evento Pulici fu uno degli organizzatori e rappresentanti di punta.

Il suo nome, al pari di quelli di Chinaglia, Maestrelli, Re Cecconi, Bob Lovati, Umberto Lenzini, Frustalupi ma anche Giuliano Fiorini, Mario Facco e tanti altri, resterà inciso nella storia biancoceleste in maniera indelebile, a ricordo e come esempio per i laziali di oggi e di domani.

Gian Battista Mannone