La Lazio non ha fallito, stavolta la sfida più importante è stata vinta a pieni voti: il 15 maggio 2019 rappresentava lo spartiacque di un’intera stagione, la classica partita da tutto o niente e, finalmente, gli uomini di Simone Inzaghi l’hanno interpretata alla perfezione, portando a casa la settima Coppa Italia della storia del club, la sesta vinta negli ultimi 21 anni, che porta a 15 il numero dei trofei della prima squadra della Capitale. Un trofeo ambito, nel quale la Lazio riesce ormai da molti anni ad esprimersi ai più alti livelli, un legame ormai consolidato fatto di “marce trionfali” come quella di questa edizione, nel quale la Lazio è riuscita a eliminare Novara, Inter, Milan e Atalanta.
Consolazione di una stagione altalenante per la Lazio
Questa Coppa Italia ha salvato alla grande una stagione in fondo deludente per la Lazio di Inzaghi, che non è riuscita a sfondare in Europa League e non si è confermata in campionato, a causa soprattutto dei troppi passi falsi che ne hanno minato il cammino verso il sogno Champions League, sfuggito ancora una volta. Quindi, la finale con l’Atalanta, protagonista di una stagione straordinaria, candidata credibile per il quarto posto e autrice di un gioco di squadra bellissimo, era l’ultima chiamata per non buttare via un anno intero e l’unico traguardo rimasto per non dare troppo spazio ai rimpianti. La missione è stata compiuta e il merito, mai come stavolta, è di tutto il gruppo, a partire dal condottiero di questa squadra, il mister Simone Inzaghi.
Simone Inzaghi, leader vero
Criticato, contestato, spesso e volentieri lasciato solo ad affrontare i momenti di tempesta, nei quali non arrivavano né il gioco né il risultato, Simone Inzaghi non si è mai lasciato scoraggiare, ha continuato a lavorare indefessamente, a non rinnegare il suo credo calcistico e le sue idee di gioco e, soprattutto, si è sempre fidato dei suoi ragazzi, difendendoli sempre da tutti gli attacchi e prendendosi colpe e responsabilità. Il mister è il primo vincitore di questa Coppa Italia, il secondo trofeo vinto da allenatore della Lazio che lo rende il secondo mister più vincente della storia del club, dopo il grande Sven Goran Eriksson.
Lettura perfetta della partita
Inzaghi non poteva leggere in maniera migliore tutti i 90 minuti della finalissima con l’Atalanta: ha azzeccato le scelte iniziali, ha indovinato tutti i cambi, rivelatisi decisivi (specie quello, coraggiosissimo, di Bastos con Radu già alla mezzora di gioco) e ha saputo infondere alla squadra la mentalità e lo spirito giusto per affrontare la gara. Tanto di cappello, quindi, per questo allenatore che alla Lazio ha legato gli ultimi 20 anni della sua vita e la sua carriera da calciatore.
Futuro incerto per l’allenatore
Tutti, adesso, si stanno chiedendo quale sarà il futuro di Simone Inzaghi, se ancora sulla panchina della squadra che ama oppure su un’altra piazza. Purtroppo lo stesso allenatore non ha voluto sciogliere l’enigma in questi giorni. Il Presidente Lotito ha ribadito di voler ripartire nella prossima stagione proprio da Inzaghi, tuttavia alcune sue dichiarazioni hanno aperto uno spiraglio su un possibile addio del mister. Infatti il patron biancoceleste, in un forum al Corriere dello Sport, ha dichiarato che «se Inzaghi dovesse chiedere di andare alla Juve mi addolorerebbe», facendo chiaramente capire, nonostante le smentite, che ci potrebbe essere questa possibilità.
Fine di un ciclo alla Lazio?
Quindi, è la fine di un ciclo? È quello che non si augurano i tifosi laziali, che in questi anni hanno visto in Inzaghi un punto di riferimento, un vero esempio di lazialità, un allenatore arrivato in prima squadra in un momento di autentica tempesta dopo l’esonero di Pioli e dopo aver fatto la gavetta attraverso la dura trafila nelle giovanili della Lazio. Come dimenticare anche i successi con la Primavera, la Supercoppa Italiana e le due Coppe Italia, di cui una vinta contro i rivali di sempre della Roma primavera? E come dimenticare l’estate tremenda del 2016, quella della “farsa” Bielsa, con Inzaghi ormai destinato alla Salernitana che in fretta e furia torna a Formello, richiamato dalla società dopo il gran rifiuto del “Loco” argentino. Per non parlare di tutti i giovani laziali lanciati dal mister in questi tre anni, da Lombardi a Spizzichino fino a Murgia, l’eroe della Supercoppa Italiana, passando per il portiere Guido Guerrieri che esordirà stasera contro il Bologna fino alla “rinascita” di Danilo Cataldi.
Onore, quindi, a mister Inzaghi, nella speranza che la Lazio, nella prossima stagione, possa ripartire dal suo Generale…