Le contraddizioni dell’epoca vittoriana inglese, tra progresso e moralismo

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Di Alessia Ceci

Per epoca vittoriana s’intende il periodo della storia britannica che va dal 1837 fino al 1901. La complessità della società di quegli anni è stata raccontata dai celebri romanzi di Charles Dickens e Thomas Hardy, che hanno ritratto fedelmente le contraddizioni del mondo inglese dell’epoca.

Prende il nome dalla regina Vittoria I il cui regno è stato per molto tempo – superato solo da quello attuale della regina Elisabetta II – il più longevo della storia britannica. Vittoria salì al trono giovanissima, appena diciottenne e ci rimase per 63 anni. Durante i primi tempi vista la giovane età fu guidata da uomini di stato, ma ben presto affermò il proprio stile di governo.

Nel 1840 sposò il cugino Principe Alberto di Sassonia, il loro fu un matrimonio felice, dal quale nacquero nove figli. La condotta impeccabile e lo stile di vita della famiglia reale divennero esempio di “rispettabilità”. Nel 1861 Alberto morì di tifo. Il lutto colpì profondamente la regina che si recluse per parecchi anni allontanandosi dalla società e dal governo.

L’epoca vittoriana e il ruolo della regina Vittoria I

La regina Vittoria (24 maggio 1819 – 22 gennaio 1901) rivestì il suo ruolo in accordo con la forma di governo della monarchia costituzionale, svolse mansioni di consigliera e lasciò al Parlamento la centralità decisionale. Il lungo periodo sul trono le permise di acquisire esperienza negli affari politici: nei primi anni dimostrò simpatie per l’ala riformatrice dei whings, mentre in età matura supportò il partito più conservatore dei tories.

In politica interna promosse la moralizzazione dei costumi e una certa apertura alla tolleranza religiosa; in politica estera supportò con decisione l’espansionismo britannico. A tal proposito nel 1867 fu incoronata «Imperatrice delle Indie».

Secondo la St James’s Gazzette, la regina imperatrice dominava un continente, un centinaio di penisole, cinquecento promontori, un migliaio di laghi, duemila fiumi, diecimila isole. Venne emesso un francobollo con una carta geografica del mondo e la scritta: Abbiamo l’impero più vasto che sia mai esistito.

Le principali riforme dell’epoca vittoriana riguardano il diritto di voto e le condizioni dei lavoratori salariati

Nel 1832 fu allargata la base elettorale, se prima avevano diritto al voto i nobili e l’alta borghesia, con il First Reform Act fu esteso anche alla piccola borghesia e alle città industriali come Birmingham e Manchester. Il Factory Act del 1833 impediva inoltre che i bambini dai nove ai tredici anni lavorassero più di 48 ore a settimana, mentre per chi aveva tra i tredici e diciotto anni, il limite di ore lavorative era fissato a 72 settimanali.

Il Poor Law Amendement Act del 1834 istituì le famose workhouses, gli ‘’ospizi’’ dei poveri. Queste erano degli istituti dove in teoria si accoglievano e accudivano gli indigenti, gli orfani e i bisognosi. Nei fatti però il sistema socio assistenziale messo in atto era solo di facciata. Questi luoghi erano del tutto inospitali e difficili. Più che assistere si voleva spronare i bisognosi a cercare un lavoro per poter lasciare le workhouses in quanto usufruirne era considerato parassitario.

Le conquiste politiche dal basso

Nonostante fossero contraddittorie e parziali le innovazioni operate dell’“alto” permisero alla Gran Bretagna di non essere coinvolta direttamente nei moti degli anni Trenta e nel 1848 che sconvolsero l’Europa. Tuttavia l’eco dei moti europei si concretizzò nelle Trade Unions, le prime associazioni sindacali dei lavoratori, riconosciute ufficialmente nel 1871.

Un altro movimento importante da ricordare è quello Cartista, attivo principalmente dal 1838 al 1848. Il Cartismo prende il nome dalla People’s Charter, cioè la “carta del popolo”, un documento presentato al Parlamento nella quale il movimento presentava in vari punti le proprie richieste. I cartisti si battevano per il suffragio universale maschile e i diritti dei lavoratori. Nel 1867 e nel 1884 furono varate altre due leggi elettorali che estesero il diritto di voto anche agli uomini delle classi lavoratrici.

La società dell’epoca vittoriana era caratterizzata da un forte moralismo, esaltazione delle virtù civiche e codici di comportamento precisi

Da questo punto di vista ebbe molta influenza la religione, in particolare l’esaltazione del Puritanesimo del duro lavoro, del dovere e dell’umiltà che dovevano essere applicati alla vita quotidiana. Le chiese gestivano la maggior parte delle workhouses sopracitate secondo questi principi. Ciò che distingueva le classi nobili e alto-borghesi da quelle popolari era la rispettabilità. Rispettabilità significava conformità sociale, rispetto degli standard di classe come possedere una casa, una carrozza, avere dei domestici, ma anche frequentare istituti religiosi e fare beneficenza.

Cos’è la dottrina delle “sfere separate”?

Anche all’interno della vita familiare c’erano delle regole ferree. La dottrina delle “sfere separate”, voleva l’uomo e la donna diversi non solo biologicamente ma anche nei compiti che gli spettavano. L’uomo era colui che lavorava e dava esempio di disciplina, era l’autorità all’interno della famiglia.

Il ruolo della donna era sottomesso a quello dell’uomo, marito, padre o fratello che fosse. La moglie si occupava dell’educazione dei figli e dell’economia domestica. Gli uomini si occupavano della sfera pubblica, della politica, le donne della sfera privata, erano considerate più caste e religiose degli uomini.

La presenza di regole conservatrici e moraliste si scontra con il desiderio di progresso e benessere

Durante l’età vittoriana in Gran Bretagna ci fu la seconda fase della rivoluzione industriale, che apportò cambiamenti economici e culturali. Per mostrare al mondo la potenza industriale britannica nel 1851 il principe Alberto organizzò la prima Grande Esposizione che si svolse proprio a Londra e per l’occasione venne costruito il celebre Crystal Palace, un enorme edificio in ferro e vetro.

L’economia britannica in età vittoriana era la più ricca al mondo. Questa condizione di benessere non valeva solo per le classi ricche; anche se lo stile di vita dei lavoratori era logorante e faticoso, con turni massacranti, anche le famiglie più modeste potevano permettersi una casa e del cibo, cosa, purtroppo, non scontata. Per chi apparteneva alla classe media lo standard di vita migliorò, tanto da iniziare a potersi permettere le vacanze. Si diffusero prodotti fabbricati in serie e a basso costo, che sempre più persone potevano permettersi.

Alessia Ceci