L’inizio di marzo è un po’ più doloroso da quando Lucio Dalla non c’è più. Sarà che è così vicina la ricorrenza della sua scomparsa, l’1 marzo, al giorno del suo compleanno. 4 marzo 1943: una data che tante generazioni hanno imparato a memoria da quella canzone portata in corcorso a Sanremo nel 1971.
Tante generazioni sono infatti quelle che conoscono, cantano, amano le canzoni di Lucio Dalla. Quando ciò accade ci si chiede sempre, legittimamente, il perchè. La risposta si ritrova spesso nei temi affrontati, nella sincerità nel raccontarli. É infatti nell’autenticità che resti.
Lucio Dalla e le sue canzoni piene di parole
Nel caso di Lucio Dalla, potremmo dire che la sua intramontabilità sta anche nella quantità di parole utilizzate per i suoi testi, estremamente ricchi di lemmi. In una canzone Dalla ci racconta una gran quantità di storie, ci dice moltissimo, ci insegna un lessico. Questo è un tratto in comune con la canzone italiana contemporanea che, sulla scia di quella inglese che la influenza notevolmente, e sempre di più da qualche decennio, ha dei testi tendenzialmente pieni di parole.
Scegliere le sue migliori canzoni è impresa in cui non tenteremo di addentrarci. Così fermiamo il tempo. Oggi 4 marzo, nel giorno del suo settantanovesimo compleanno, sono cinque le canzoni che Metropolitan Magazine ha scelto come le migliori di Lucio Dalla. Avessimo stilato la stessa classifica ieri, o una settimana fa, la riscrivessimo domani o tra un mese, non sarebbe uguale a se stessa.
Cara – Dalla (1980)
Una canzone che parla di sentimenti. Il pezzo con cui Lucio Dalla apre lo storico concerto in Piazza Duomo a Milano. Da ascoltare ad occhi chiusi e immaginare quello che si vuole, come suggerisce Dalla al pubblico.
Mambo – Dalla (1980)
Aldo Busi ha scritto: “Cosa resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, stupore di essercela presa per così poco, e anch’io ho creduto fatale quanto poi si è rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci”. Lucio Dalla ha cantato “Mambo”.
Disperato erotico stomp – Com’è profondo il mare (1977)
L’eccezionalità della normalità è protagonista in una canzone scritta pensando “a delusioni, grandi imprese, a una thailandese”. Un immaginario erotico cantato senza troppi convenevoli, ma con linguaggio diretto. Secondo Dalla, rappresenta «la risposta a una sorta di moralismo della sinistra. Era l’epoca delle femministe (…). Io ho un rispetto sacro per l’essere umano, non per l’aspetto istituzionale di esso. Per cui “Disperato erotico stomp” era una canzone-provocazione sia nel linguaggio sia nella ragione stessa della canzone». La ascolti una volta, non la dimentichi più.
Stella di mare – Lucio Dalla Legacy Edition (1979)
Lucio Dalla la presenta così: “Una canzone d’amore ritmicamente violenta come, in fondo, l’amore può essere”.
Com’è profondo il mare – Com’è profondo il mare (1977)
Un testo ricco, di cui tante intepretazioni sono state date. Un unicum della canzone italiana: nulla le somiglia. Se pensiamo al contesto storico in cui nacque, il riferimento è probabilmente alla lotta di classe, forse al terrorismo. Se la ascoltiamo oggi, ci vengono in mente l’emergenza ambientale e un potere opprimente. Non c’è un tempo per questa canzone, e tutti i tempi sono quelli giusti: “Il pensiero come l’oceano/ Non lo puoi bloccare/Non lo puoi recintare”.
Che li si chiami cantautori o, per dagli apparente maggior autorevolezza, poeti, Lucio Dalla rientra in quella ristretta cerchia di eletti che hanno reso grande la canzone d’autore. Sta lassù, in alto, insieme a pochi altri, e quaggiù, in basso, insieme a tutti noi.
Giorgia Lanciotti
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