“Le sel des larmes” di Philippe Garrel, erede della nouvelle vague, in concorso a Berlino 70.

Malinconico e passionale “Le sel des larmes”, l’ultima opera di Philippe Garrel, che suona come qualcuno che già si conosce ma non si capisce chi è, ma scusa non si chiamava Louis, si e questo chi è? E’ il padre, vecchia guardia del cinema francese che dagli anni sessanta si dedica alla ricerca e la scoperta dell’amore che nasce, si sviluppa e avanza, con i toni classici del cinema gallico, dediti alla lacrima scaturita dagli ostacoli del cuore. Una continua ricerca che si abbarbica all’odierno con quest’ultima opera in concorso alla settantesima edizione del festival di Berlino.

Frame da "Le sel de larmes" foto dal web. Le sel de larmes
Frame da “Le sel de larmes” foto dal web

Interpretato da Oulaya Amamra, Souheila Yacoub e Andrè Wilms, “Le sel des larmes” è la storia di Luc, abitante di piccola provincia, lavora cristologicamente col padre, fa il falegname, e con il quale, dopo la morte della madre, ha sviluppato un rapporto armonicamente confidenziale. Relazione filiale che cederà di fronte alle prime passioni amorose di Luc, che lo porteranno ad una graduale introversione informativa. Confidenze non più rivelate e risposte cercate altrove, nel mondo sociale che il giovane inizia a frequentare. La vastità dell’esterno che si insidia nell’intimo familiare. L’antetico rapporto universale tra noi e il tutto. Scritto con Jean-Claude Carrière è l’amore che nasce e forse non si capisce, ma si brama ferocemente.

Philippe Garrel a Berlino foto dal web. Le sel de larmes
Philippe Garrel a Berlino foto dal web

“Le sel de larmes”, un assaggio di cinema francese in bianco e nero a Berlino, un Philippe Garrel, per la prima volta in concorso per l’orso, che si rinnova guardando al passato con un’ode alla giovinezza.