Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, vorrebbe apportare una vera e propria rivoluzione al campionato di Serie C che, attualmente, è formato da tre gironi. La proposta del vertice della terza Federazione italiana, l’ultima del professionismo, potrebbe varare una riforma che porterebbe sei gironi da dieci squadre l’uno e trenta compagini per i playoff di qualificazione. L’idea non è stata accolta positivamente.
Le parole di Francesco Ghirelli, numero uno della Lega Pro

“Noi parliamo di riforma della formula della Serie C. La proposta è talmente duttile e flessibile che non preclude alcuna soluzione di riforma dei campionati. Unica salvaguardia che opera è mantenere i playoff. Su questi ultimi quando vennero proposti per la prima volta si scatenò un dibattito aspro contro. Questa è la storia delle riforme in Italia e il calcio è parte integrante della nostra bella e contraddittoria Italia. La riforma della formula del campionato ha due obiettivi: provare ad emozionare i giovani, cercando di farli tornare; trovare tutti gli asset per arrivare alla sostenibilità economica dei club“.
“Ecco, però che io ho un dovere istituzionale, se in qualsiasi parte delle istituzioni calcistiche si pensa che la mia proposta possa essere una fuga in avanti per inficiare la riforma dei campionati allora si risolve in modo semplice: proporrò di spostare l’inizio del cambio della formula al campionato 2024/2025. Perdiamo una occasione molto importante, far coincidere il cambiamento per anticipare il marcato dei diritti televisivi. Il tempo non è una variabile indipendente. Vedremo cosa ne penseranno i presidenti. Noi siamo per la riforma, non faremo nulla per dare alibi. Ci sarà così un altro anno per realizzarla, in questo mondo parolaio e marmoreo. Una cosa deve essere chiara: un calcio che perde 1 miliardo e 200 milioni di euro, non può pensare che facciamo una operazione ‘falsa’. Quale sarebbe? Tagliare venti squadre di serie C, perché? Inciderebbe il taglio per venti/trenta milioni di euro sul deficit complessivi e non servirebbe a nulla. Non a caso il presidente Gravina, ha detto, che la riforma non è un problema di numeri“.
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