Gentiloni dà la possibilita di estendere la categoria dei mestieri “pesanti”, allontanandoli da automatismi meccanici. Padoan non vuole che le modifiche compromettano la sostenibilità del sistema provvidenziale. I Sindacati chiedono “i numeri concreti”.
“L’adeguamento dell’età pensionabile in relazione alle aspettative di vita è confermato e rimane un pilastro del meccanismo provvidenziale”– parole con la quale il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan mette fine alle attese di un intervento normativo sulla legge, in base al quale, per andare in pensione nel 2019 servirà avere 67 anni.
Il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, ha garantito la possibilità di modificare e correggere la legge dando l’opportunità di salvare alcuni mestieri dall’automatismo in base al “peso” della professione. Ha sottolineato, però, che non possono, assolutamente, essere messi in discussione i principi generali della norma. Questi, rimarranno validi.
“Le eventuali e future modifiche non devono compromettere la sostenibilità del sistema provvidenziale, pilastro della sostenibilità finanziaria” – puntualizza, infatti, Padoan.
I Lavori considerati “Pesanti”
“Estendere le categorie assoggetate a “lavori pesanti” e allontanarle dal meccanismo automatico”, è questa la decisione presa durante l’incontro con i sindacati a Palazzo Chigi, durato circa due ore e mezza.
Oltre alle 10 categorie individuate nell’Ape sociale:
• operai dell’industria estrattiva e dell’edilizia
• conduttori di gru e di macchinari mobili per la perforazione delle costruzioni
• conciatori di pelle e di pellicce
• macchinisti ferroviari
• conduttori di mezzi pesanti e camion
• infermieri e ostetriche
• addetti all’assistenza di persone non autosufficienti
• professori di scuola pre-primaria
• facchini
• addetti ai servizi di pulizia
• operatori ecologici
Potrebbero aggiungersi, a questi, mestieri siderurgici e marittimi.
Il 6 novembre si darà il via ai tavoli tecnici e per il 13 novembre è fissato il prossimo appuntamento politico.
I Sindacati sono delusi, ma non si danno per vinti.
La delusione dei Sindacati è dovuta al fatto che era stato richiesto un intervento anche a livello politico.
Prima vi era stato l’appello bipartisan di Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, presidenti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, poi gli interventi del segretario del Pd Matteo Renzi e del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.
Padoan e Gentiloni, però, nell’approvare la manovra, hanno dovuto considerate “la presenza di una legge che va rispettata”.
Susanna Camusso, leader della Cgil, ha anticipato che, all’ appuntamento politico del 13 verrà constatata la vera disponibilità dell’esecutivo e, ricorda, inoltre, che le richieste del sindacato toccano temi previdenziali, come giovani, donne, lavori di cura, maggiore equità nel sistema.
Anche se le risposte scarseggiano, ciò non toglie, al sindacato, la possibilità di dare un seguito ai propri progetti (che già sono in mobilitazione con incontri e assemblee tra i lavoratori).
Anna Maria Furlan, segretaria generale della Cisl, afferma che : “ i tempi sono molto stretti, ma se c’è condivisione dell’obiettivo possono bastare per fare un lavoro assolutamente importante”.
“Il metodo di calcolo dell’aspettativa di vita in un Paese in cui il lavoro non è tutto uguale non è adeguato” e i paletti messi da Padoan sono tutti da verificare”, parere di Carmelo Barbagallo, segretario generale Uil.
In conclusione la richiesta di Cgil, Cisl e Uil è una sola: “I numeri concreti. In quanto mai sono stati forniti alle organizzazioni sindacali”.
Martina Onorati