Leonardo Da Vinci, la genialità della sua scrittura

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Di Giusy Celeste

Il 2 Maggio 1519 ad Amboise in Francia, si spense uno dei geni italiani più conosciuti al mondo: Leonardo Da Vinci. Talento universale del Rinascimento, egli fu scienziato, filosofo, architetto, pittore, scultore, disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, botanico, musicista, ingegnere e progettista. Pochi sanno che Leonardo scrisse delle opere in prosa considerate tra le migliori del Rinascimento italiano.

Leonardo Da Vinci, la genialità dei suoi scritti: approfondimento

“La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca”.

Leonardo Da Vinci

Il 15 Aprile 1452, tra Empoli e Pistoia nacque nel borgo di Vinci Leonardo di Ser Piero d’Antonio. Suo padre era un notaio; lo aveva avuto con Caterina, una donna di Anchiano che in seguito sposerà un contadino. Sin da giovanissimo Leonardo mostrò una importante vena artistica, tanto che il padre lo mandò nella bottega di Andrea Verrocchio, il migliore pittore e scultore di Firenze a quel tempo. Nel 1480 entrò nell’accademia del Giardino di S. Marco. Le opere di Leonardo scrittore sono estranee a qualsiasi tipologia di retorica, si rifanno ad un linguaggio parlato in cui i protagonisti sono: colore, robustezza e concisione. Per Francesco Flora, un critico letterario e scrittore dello scorso secolo, Leonardo era considerato inventore anche della scrittura.

“Non diremo più il Boccaccio padre della prosa italiana […] nel suo insieme la prosa di Boccaccio tende alla sintassi lirica […] prosa fu quella del Convivio di Dante e d’alcune cronache e trattati; ma la prosa grande, la prima prosa grande d’Italia, è da trovare negli scritti di Leonardo: la prosa più alta del primo Rinascimento, sebbene in tutto aliena dal modello umanistico e liberamente esemplata sul comune discorso”.

Francesco Flora

La sua opera più importante è considerata il Trattato della pittura, pervenuta postuma grazie ad un allievo anonimo. Nella scrittura speculare, ossia quella svolta da destra a sinistra, letta ponendo i fogli davanti ad uno specchio, i manoscritti di Leonardo furono dati a Francesco Melzi, un pittore italiano (pupillo di Leonardo). Dopo la sua morte giunsero nelle mani dello scultore Pompeo Leoni che li suddivise in più gruppi. Nel XVII secolo furono raccolti per la maggior parte dal conte milanese Galeazzo Arconati, e poi donati alla Biblioteca Ambrosiana a Milano. Nel 1796 furono trasferiti a Parigi. Dopo la caduta di Napoleone ,in Italia, tornò solo il Codice Atlantico mentre gli altri, a causa di un errore dell’ incaricato austriaco, rimasero all’Institut de France. Altri suoi manoscritti, invece, da tempo erano finiti in Inghilterra.

Oggi esistono più di 8000 fogli di appunti per un totale di più di 16.000 pagine. Decine di migliaia, invece, i suoi disegni lasciatici. Nonostante ciò si ritiene che quello che abbiamo è solo una piccola parte di quello che nella sua vita questo genio ha scritto, progettato e disegnato. 

Giusy Celeste

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