Questa domenica di #Letturecoraggiose vogliamo parlarvi del romanzo d’esordio di Chiara Deiana: La stagione più crudele. Pubblicato il 9 marzo 2021, edito Mondadori, è disponibile in tutti gli store online e nelle librerie fisiche. Dopo l’intervista all’autrice, nella quale abbiamo discusso alcuni dei punti cruciali della storia (senza spoiler), andiamo ad analizzare il romanzo in una recensione più intima. Contiene spoilers, quindi se siete spoilerfobici vi invito alla lettura dell’intervista, che potete trovare cliccando qui. Per chi invece non teme spoilers ed è interessato a un’interpretazione dell’opera, buona lettura.

Contenuto:

““Asia è in campagna, nel posto dove torna ogni anno e dove per tutto l’anno desidera tornare, e aspetta l’arrivo di Matilde, la sua migliore amica, con cui condivide la libertà che a dodici anni si inizia ad assaggiare nei mesi estivi. […] Un giorno però succede qualcosa, qualcosa che Asia non confida a nessuno, e che ingigantisce dentro di lei fino a sembrarle inconfessabile. […] Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, le prime incrinature nella pienezza dell’esistere, l’incontro con il dolore e con la morte” (dallo store Mondadori).

illustration of pine forest - photo credits: web
illustration of pine forest – photo credits: web

La stagione più crudele: recensione

La penna di Chiara Deiana pone il lettore alle spalle di Asia. Con lei percorriamo le strade del paesino a bordo della bicicletta, viviamo il caldo estivo e il gelato rinfrescante al bar. Insieme ad Asia percepiamo il ritmo lento della stagione estiva e l’attesa dell’arrivo di Matilde, l’amica di sempre. Non si può non empatizzare con Asia, siamo tutti stati bambini e se proviamo a stringere gli occhi e a guardare il mondo attraverso le ciglia, possiamo ancora scorgere il fantastico che sovrascrivevamo alla realtà.
La dimensione del gioco è un aspetto importante nella prima parte del romanzo, tanto che i luoghi prendono forme e luci diverse e segna un netto cambio di rotta dalla seconda parte.

Necromania come metafora dell’adolescenza

Non possiamo non parlare di Asia, protagonista del romanzo e motore della vicende narrate. Nell’attesa di Matilde, Asia esplora da sola luoghi conosciuti, ma con occhi diversi.
Il bosco è un luogo proibito, non solo dalle regole degli adulti, ma anche per via del cane che infesterebbe il posto. Nel bosco, luogo misterioso per eccellenza, Asia troverà qualcosa che cambierà il senso del romanzo e l’evoluzione del personaggio. Il bosco infatti potrebbe essere interpretato come un viaggio interiore, un riflesso dell’inconscio di Asia.
Entriamo nel dettaglio: Asia trova un morto, il cadavere di un uomo giovane e anche vagamente affascinante. Non ne sembra troppo spaventata, a una prima reazione naturale seguono una serie di mosse molto meno comprensibili. Si può parlare di “necromania“, ovvero di interesse morboso verso la morte. Asia tocca il corpo morto, freddo e mutevole, lo osserva con sguardo fanciullesco prima, curioso poi e infine quasi sessuale.

Il rapporto con l’altro

Asia sperimenta un passaggio all’adolescenza diverso dal normale. Lo vediamo in Matilde e in Mattia, gli amici-branco di Asia, con due approcci più ordinari. A Matilde spetta il percorso più lineare, per Mattia invece il percorso è quello accidentato e sterrato della ribellione, rappresentato dal più classico dei gesti: fumare di nascosto.
No, per Asia non è così semplice. Il ritrovamento del cadavere segna una nuova nascita, l’inizio del cambiamento che sembra arrivare a suo compimento nell’episodio del funerale. L’infanzia le starà stretta per la prima e ultima volta nella casetta dei giochi dei bambini, nella quale cerca riparo dalla pioggia.

Non solo ha effetto su Asia, ma anche sul rapporto che ha con altri. Dal ritrovamento del corpo morto tutto cambia: Asia inizia a mentire e nascondere. Inizia a provare una serie di emozioni forti, che crede di non poter condividere neanche con chi, come Matilde, ha stretto un legame di sangue e sorellanza.
I personaggi sono ben caratterizzati, la loro costruzione è reale e attinge a ricordi, a situazioni e dialoghi nel quale possiamo riconoscerci. Insieme al ritmo e l’ambientazione, i personaggi sono gli altri elementi forti del romanzo. Un “punto umanità” voglio darlo al padre di Asia, con il quale la ragazza ha un rapporto conflittuale di amore e odio. Un personaggio del quale ho sentito la mancanza è stata la madre, immaginavo potesse essere un punto di riferimento nel momento di massima tensione, ma troppo lontano per poter davvero sostenere la figlia. Al contrario Deiana decide di relegare la figura materna al mondo “normale”, alla vita fuori dal paesino, tagliando i ponti e i legami emotivi con Asia nella “stagione più crudele”.

La stagione breve e crudele

La scrittura scorrevole, semplice e mai ostacolata da momenti di descrizioni esagerate, sempre ben ponderate, hanno reso la lettura piacevole. Allo stesso tempo ho quasi sperato di trovare una descrizione più cruenta del corpo. Questo infatti muta nel tempo, va incontro a decomposizione e, nella perversa voglia di vedere con gli occhi di Asia il consumarsi del corpo desiderato, avrei voluto durasse di più la fase di omissione del ritrovamento. L’interesse di Asia per il testo di anatomia mi faceva ben sperare. Da qui il seguente dubbio durante le indagini della polizia. La percezione di pericolo è descritta, ma non abbastanza reale e forse proprio perché la polizia non arriva mai troppo vicina ad Asia.
Anche nel finale, nella ritrovata normalità, ho sentito la mancanza di un’esplorazione maggiore. Il senso di completezza mi ha fatto così immaginare Asia tentare di spiegare alla polizia perché impronte e altri indizi portassero a lei. Ma, dopo qualche giorno dalla fine del romanzo e averci ragionato su, ho anche capito perché Deiana non ha scritto di un accanimento simile su Asia.

La stagione più crudele è un romanzo di formazione, dai toni misteriosi che richiamano a It, di Stephen King. Ma racconta soprattutto le vicende che hanno portato Asia a maturare. L’adolescenza è una stagione piena di relazioni, amicizie e incontri, ma anche di profonda solitudine. Un interrogatorio avrebbe costretto Asia ad ammettere di essere cresciuta prima ancora di averlo capito lei stessa. Dopotutto gli anni dell’adolescenza non sono altro che un ripiegarsi di sé nel sé, nel tentativo di crescere senza perdere quella parte di noi che maggiormente amiamo.

Per oggi è tutto con #LettureCoraggiose, alla prossima domenica.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.