L’intervista a Chiara Deiana: misteri e gelati ne “La stagione più crudele”

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Di Giorgia Bonamoneta

La stagione più crudele” è il romanzo di esordio di Chiara Deiana, uscito il 9 marzo edito da Mondadori. Il profumo di estate affiora al lettore fin dalle prime pagine, per assume i contorni sfumati del ricordo del travagliato passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Abbiamo chiesto all’autrice di raccontarci il suo romanzo d’esordio.

Dalla trama: “Asia è in campagna, nel posto dove torna ogni anno e dove per tutto l’anno desidera tornare, e aspetta l’arrivo di Matilde, la sua migliore amica, con cui condivide la libertà che a dodici anni si inizia ad assaggiare nei mesi estivi. […] Un giorno però succede qualcosa, qualcosa che Asia non confida a nessuno, e che ingigantisce dentro di lei fino a sembrarle inconfessabile. […] Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, le prime incrinature nella pienezza dell’esistere, l’incontro con il dolore e con la morte“.

La stagione più crudele - photo credits: web
La stagione più crudele – photo credits: web

Biciclette, gelati e misteri

“La mattina era calda sulla pelle mentre spostava il tavolo sotto il portico facendo attenzione a non far traboccare il latte. Il rumore delle gambe di ferro e gomma che strusciavano sul cotto era lungo e profondo e ad Asia piaceva particolarmente, era una vibrazione che nell’orecchio assomigliava a una carezza. Al sole il pavimento scottava e Asia accelerò il passo fino a raggiungere un punto all’ombra. Il giardino era in silenzio a parte per una cicala che cantava forte, il suo verso era simile alla vibrazione del tavolo e Asia chiuse gli occhi per ascoltarla. Si sedette sotto il portico e respirò l’aria fresca. In mezzo al profumo di erba tagliata e foglie c’era un odore chimico di smalto” (dal romanzo Chiara Deiana – “La stagione più crudele”).

Questo romanzo ha un’aria famigliare. Il clima caldo, estivo, il paese abitato da anziani che a tutte le ore chiacchierano seduti sulla panchina. Addirittura il “Bellavista” sembra uno di quei nomi che tutti i paesi hanno per un agriturismo, uno stabilimento balneare, un locale. Da dove nasce questo senso di famigliarità?

«Quello che vive Asia nella sua vita ordinaria – il girare senza meta in bicicletta, i giochi con gli amici – è frutto della mia esperienza personale. Tutte le estati, appena finiva la scuola, mi trasferivo per tre mesi in un paesino in collina. Eravamo solo io e mia nonna, e – quando non ero fuori con gli amici – passavo il tempo a leggere in giardino e giocare a carte insieme a lei. Per me questi sono dei ricordi bellissimi e non potevo non attingere da lì per raccontare la stagione estiva.
Ma tutto lo straordinario è frutto dell’immaginazione, ad esempio nel paesino in cui andavo non c’era un agriturismo abbandonato – magari ci fosse stato! Io e la mia migliore amica ci saremmo divertite tantissimo a esplorarlo – ed è ispirato ai grandi romanzi di formazione che ho letto e amato. Su tutti: “It”, di Stephen King; “Io non ho paura”, di Niccolò Ammaniti; e “Dei bambini non si sa niente”, di Simona Vinci».

Chiara Deiana e”La stagione più crudele” come passaggio all’adolescenza

Asia è la parte fanciullina di ognuno di noi. La fantasia nei giochi, la spensieratezza e l’innocenza. Quanto c’è di te in questo lato di Asia?

«Tantissimo! Dopo gli anni dell’adolescenza, in cui avrei voluto estirpare da me questa parte, che consideravo più infantile, adesso è proprio la fantasia – intesa non solo come creatività produttiva, ma proprio come costruzione di mondi alternativi da vivere – il tratto più distintivo di me che sto riscoprendo e coltivando.
Per tanto tempo ho pensato di dover nascondere la mia voglia di fuggire dalla realtà. Invece ora ringrazio di avere persone con cui posso essere totalmente me stessa e che mi permettono di tirare fuori questo lato più spensierato».

Il rapporto di Asia con gli altri, amici, genitori e conoscenti cambia insieme a lei. Il rapporto con il padre è forse il più interessante. L’amore nei suoi confronti è pari al timore di confessarsi, di mostrarsi sbagliata. Qual è l’origine di questo rapporto-scontro?

«Il rapporto tra Asia e suo padre è estremamente complesso. Per lei questa figura paterna si trova a metà tra un fratello maggiore – con cui scherzare e giocare, con cui litigare quando porta a casa una nuova conquista e non la vuole tra i piedi –, e una figura autoritaria, che vigila e controlla il suo comportamento, cercando di educarla. Ma proprio per questa sua doppia natura lui è imprevedibile e Asia ne è attratta e spaventata. Non sa mai chi avrà di fronte: se il compagno di giochi o il Padre.
A questo si aggiunge il fatto che suo padre la tratta ancora come una bambina, non si è accorto – o forse non vuole accorgersi – che lei sta crescendo. E la paura di Asia è che una volta che lui lo scoprirà non le vorrà più bene come prima. Allora è meglio nascondere tutto ciò che appartiene alla “nuova Asia” e sperare che anche lui continui a fare finta di niente».

Amore e odio, rapporto con l’altro

Presto il romanzo mette Asia davanti a un evento traumatico, il ritrovamento di un cadavere. Da quel momento inizia il cambiamento da bambina a ragazza?

«L’incontro è sicuramente l’innesco di una trasformazione, ma il vero e proprio cambiamento per me inizia subito dopo: quando lei decide di tenere il segreto. È la mancanza di protezione e di supporto dal mondo degli adulti, che ha paura le verrebbe negato, che spinge Asia fuori dall’infanzia e la costringe a crescere e cercare lei stessa le risorse per comprendere quello che le sta accadendo.
La trasformazione non è completa. Lei non è in grado di capire che cosa le sta succedendo davvero, credo che ci vorranno ancora molti anni, ma in questa estate mette le basi per la ragazza – e la donna – che diventerà».

Un altro personaggio molto presente, senza esserlo mai davvero, è D. o Daniele. La sua è solo una figura, una sagoma. Nessuno lo conosce davvero, un elemento quasi soprannaturale?

«In un certo senso sì, non lo avevo mai pensato in questi termini, ma lo è, soprannaturale, nella sua accezione di straordinario – fuori dai limiti dell’esperienza comune.
D è il mostro, la paura che si materializza. È sia fantasia – Asia non riesce a liberarsi della sua immagine – che realtà, perché è un corpo che si trasforma – si decompone – dopo la morte.
Lui è sicuramente il personaggio più simbolico, rappresenta il sesso e la morte. Due mondi di cui Asia sa ancora pochissimo, ma che immagina e che sente più vicini di quanto vorrebbe. Il modo in cui lei ci entra a contatto è traumatico – quasi osceno – ma mai aggressivo. D non le può fare del male, anzi, è lui a essere esposto e quindi a dover essere protetto».

La nuova Asia, l’inizio del travaglio

Nell’ultima parte intuiamo la nuova Asia, a suo agio con Milano, con la vita di città. È libera di essere sé stessa o è imbrigliata dalla città?

«Quella che racconto è solo una parte della vita di Asia. La stagione estiva, quella della campagna e delle vacanze, ma lei durante l’inverno vive in città, in un’altra casa e con altri amici.
All’inizio si intuisce che già a partire da quell’inverno il mondo attorno a lei ha cominciato a incrinarsi, ma non credo sia una questione di dove – lei potrebbe essere ovunque ma non sentirsi a suo agio – quanto più di quando. Asia sta vivendo un momento di passaggio, in un corpo che comincia ad andarle stretto.

Nell’ultima parte del romanzo Asia è cambiata, sicuramente è più risolta, ma non del tutto, e sono sicura che porterà per molti anni le ferite di quell’estate. Nell’epilogo a Milano volevo darle un modo per continuare con la sua vita, affidandomi a quell’energia enorme che l’inizio dell’adolescenza porta con sé. Una forza inarrestabile che permette di andare avanti, nonostante a volte non sia affatto facile».

“La stagione più crudele” di Chiara Deiana è in vendita dal 9 marzo. Con il sole che inizia a scaldare i pomeriggi, il romanzo ci invita a ritornare ai ricordi di infanzia, al passaggio sempre un po’ travagliato dall’infanzia all’adolescenza.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.