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Settembre 16, 2024, lunedì

L’Europa in profondo rosso, Milano subito a -4%, Banche in picchiata: cosa sta succedendo

Dopo il forte crollo dei listini asiatici anche le piazze europee hanno aperto in ribasso e proseguono nel forte crollo. A Tokyo l’indice principale Nikkei ha perso oltre 12 punti percentuali colpito da panic selling, vendite fuori controllo. Per la piazza nipponica si è trattato del peggior calo degli ultimi 37 anni. Sull’onda della brutta chiusura asiatica anche gli indici europei hanno aperto in forte rosso. Poco dopo le 10.00 Milano, che ha aperto a -4%, ora perde oltre tre punti percentuali (-3,21%) mentre Francoforte cede il 2% e Londra il 2,2%. Risale lo spread che si porta in area 148 punti mentre il Bitcoin perde oltre il 12% e sprofonda a 53 mila dollari.

Le vendite sono scatenate dalla paura di una recessione negli Stati Uniti. I dati sul lavoro Usa diffusi venerdì hanno riportato in primo piano la possibilità di una frenata americana. Già venerdì le Borse avevano perso pesantemente terreno su questi timori. Le paure non si sono placate: in mattinata i futures su New York sono pesantemente negativi con ribassi del 2,5% per l’S&P500 e dell’1,5% per il Nasdaq e indicano un’altra giornata difficile per l’America.

Economia, crollo della Borsa di Milano

Economia, crollo della Borsa di Milano

A Milano continua il pesante arretramento dei bancari. Forti crolli per Unicredit e Intesa così come per Mps e Bper. Sul settore bancario tiene ancora banco l’ipotesi di una tassa sugli extra profitti nonostante le smentite arrivate venerdì sera dal governo. Sul paniere principale di Milano non si salva nessun titolo. In rosso anche l’energia con Saipem ed Eni. Male anche il lusso che arretra sotto i colpi delle vendite.

Adesso gli occhi sono puntati sull’apertura di Wall Street dove i timori di una recessione economica hanno accelerato lo scivolone alla fine della settimana. La sorprendente lentezza della crescita dei posti di lavoro e l’aumento della disoccupazione a luglio hanno riportato il tema della recessione nelle sale operative. Anche l’accelerazione della spirale di escalation in Medio Oriente e la crescente minaccia di guerra nell’area di crisi hanno inquietato gli investitori. L’indice VIX, che misura la volatilità del mercato azionario statunitense ed è considerato un barometro della paura a Wall Street, è salito al livello più alto dal marzo 2023 a 36 punti. Venerdì si muoveva in area 20.

Il nuovo assetto mondiale che si sta “delineando, influenzato sia dai cambiamenti geopolitici in atto che dal maturare delle economie dei Paesi emergenti, potrebbe favorire quest’ultime”, spiega ancora Christopher Preece, macro strategist & investment manager di Pictet Asset Management. “A destare preoccupazioni – aggiunge – è il peso del debito sui bilanci pubblici che sta diventando un vincolo crescente, aggravato dal costo degli interessi in un contesto di tassi crescenti e che potrebbe avere impatti negativi sulle valute. Meno chiaro, invece, e il modo in cui questa politica fiscale accomodante si ripercuoterà sui flussi di capitale internazionali. I governi fortemente indebitati dovranno adottare un nuovo stile di repressione finanziaria cercando di smobilizzare il capitale nazionale, gran parte del quale e attualmente investito all’estero (in modo sproporzionato negli Stati Uniti), attraverso incentivi fiscali, legislazioni e politiche di mercato ad hoc. Tutto questo potrebbe provocare un’inversione di tendenza in termini di flussi monetari che finora hanno sostenuto la sovraperformance dei prezzi delle attività statunitensi e, in ultima analisi, la forza del dollaro Usa”.

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