Sulle banche ha deciso lei. Salario minimo sì, ma non per tutti. E niente barricate per Marine Le Pen. In tre interviste rilasciate al Corriere della Sera, a La Repubblica e a La Stampa la premier Giorgia Meloni fa il punto sulla situazione del suo governo. Dalle sue vacanze a Ceglie Messapica in Puglia la presidente del Consiglio pensa anche di accettare l’invito di Edi Rama, premier dell’Albania, che la aspetta sulle coste di Valona per tre giorni di relax. E aggiunge che si sente stanca ed assediata. Tanto da non riuscire a rilassarsi nemmeno nell’oasi della Valle d’Itria. Mentre il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini «fa politica sulla pelle dei cittadini» con l’alluvione. E lei, da capo del governo, fa sapere di non aver mai pensato a un rimpasto. Nemmeno in autunno, quando il caso giudiziario di Daniela Santanchè entrerà nel vivo.

Meloni ha spiegato che il muro alzato dalle opposizioni dopo l’incontro a Palazzo Chigi non l’ha sorpresa. “La mia impressione – ha detto – è che sul tema si voglia fare politica e per carità, lo rispetto, ma questo prevale sull’affrontare seriamente la questione. Al tavolo loro hanno ammesso di sapere che il salario minimo non risolverà la questione del lavoro povero, però siccome hanno iniziato una raccolta di firme, la portano avanti”. Poi ha aggiunto: “Ho detto una cosa precisa: diamo sessanta giorni al Cnel, in tempo per la legge di bilancio, per fare una proposta complessiva di lotta al lavoro povero che può prevedere per alcune categorie il tema del salario minimo. Ciò che escludo è che si possa affrontare con un singolo e generalizzato provvedimento sul salario minimo una questione che esiste e che è quella delle basse paghe”.

Salario minimo, la lettera del Presidente Meloni al Corriere della Sera

Caro Direttore, il governo fin dal suo insediamento ha dimostrato che la priorità della sua azione è la difesa dei salari e del reddito degli italiani. Abbiamo dedicato gran parte delle risorse disponibili al taglio del cuneo fiscale e a rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie. Sarà questa la linea che seguiremo nella prossima legge di Bilancio alla quale stiamo già lavorando. Ogni proposta che va in questa direzione, quella del reddito e del lavoro, del merito e dell’equità, trova il nostro ascolto, non abbiamo pregiudizi ideologici, siamo pragmatici.

Con questa bussola ci siamo confrontati ieri a Palazzo Chigi con i rappresentanti dei partiti dell’opposizione sulla loro proposta di salario minimo. Credo sia un segno di grande rispetto e lo dico ben conoscendo le liturgie dei governi precedenti: personalmente nei molti anni che ho passato all’opposizione non sono mai stata chiamata da un presidente del Consiglio per parlare di una proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia.

Non è solo una questione di stile, ma di sostanza politica, è il mio modo di essere. Sono soddisfatta del confronto, è stato rispettoso e costruttivo. Primo perché c’è una base comune dalla quale partire: tutti condividiamo la finalità di tutelare i lavoratori e chiudere una lunghissima era di salari bassi che oggi sono ‘sforbiciati’ dall’inflazione. Sulla strada da seguire per centrare l’obiettivo ci sono delle divergenze. Da parte mia ho ribadito che la strada maestra per alzare i redditi è quella di una Nazione che torna a crescere. Da troppi anni l’Italia non cresce in maniera continua e robusta, questo purtroppo si traduce anche in salari che continuano a restare bassi mentre il costo della vita sale. Dobbiamo spezzare questo vicolo cieco della non-crescita. Noi abbiamo iniziato, i dati sono positivi: disoccupazione al minimo, record di occupati e record storico di contratti stabili a tempo indeterminato.

Ben vengano ulteriori iniziative che rafforzino questa tendenza, possiamo e dobbiamo (tutti) fare di più. La svolta è il salario minimo? Molte forze sindacali e tanti esperti di lavoro nutrono delle perplessità. Il timore è che il salario minimo possa diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo per i lavoratori, andando così, per paradosso a peggiorare la condizione di molti lavoratori. Sono dubbi che condivido, ma ripeto: non ho preclusioni ideologiche, la mia è solo la doverosa preoccupazione di non intervenire su una materia così delicata senza la certezza di aver vagliato tutti i pro e contro. Ho proposto alle opposizioni di avviare un serio confronto nella sede preposta a farlo per costituzione e cioè il CNEL. Un confronto celere, da concludersi in 60 giorni con una proposta concreta sul tema del ‘lavoro povero’, non solo sul salario minimo. Con questo metodo e una tabella di marcia certa, possiamo arrivare prima della legge di bilancio a una proposta di legge condivisa con le parti sociali, un testo efficace, basato su dati reali, che possa veramente rispondere a chi cerca un lavoro e a chi ce l’ha ma non è sufficiente per una vita dignitosa.

Ho chiesto alle opposizioni di dare il loro prezioso contributo, ho avuto già la piena disponibilità del CNEL a lavorare a questa proposta. Voglio ribadire quanto ho detto ieri ai colleghi durante il confronto nella Sala Verde di Palazzo Chigi: non chiedo il ritiro della loro proposta sul salario minimo, la loro battaglia politica non si interrompe, ma possono arricchirla partecipando a un lavoro comune, senza steccati ideologici. Per me il lavoro non è un -ismo, è fatica, talento, capacità, reddito e benessere. Il lavoro, il buon lavoro pagato in modo dignitoso, è la nostra priorità.

Meloni sulle banche: “È un’iniziativa che ho assunto io”

“È un’iniziativa che ho assunto io”, ha assicurato Meloni riguardo al provvedimento del governo sugli extraprofitti delle banche. E ha aggiunto: “Certo che la rifarei, è una iniziativa che ho voluto io. Perché ritengo che le cose giuste si devono fare. È un messaggio che dovevamo mandare. Non c’è alcun intento punitivo nei confronti del sistema bancario. In seguito alla discutibile decisione della Bce di alzare i tassi d’interesse che porta all’aumento del costo del denaro si è creata una distorsione: le banche hanno aumentato gli interessi sui mutui ma non hanno alzato quelli sui depositi, a favore dei risparmiatori”.