Se in questi giorni avete pensato “uhm, non ho un cane a farmi compagnia” vi possiamo consigliare una soluzione che non abbaia, sporca poco e rende parecchio: il lievito madre.
Ricordate il Tamagotchi? Ecco, anche in questo caso “accudire” è il principio fondamentale perché avrà una resa perfetta solo se sarete capaci a dargli le attenzioni che merita. Non chiede molto, due gli ingredienti principali: farina e acqua.

Lievito madre: le fasi

Ma partiamo da zero. Un barattolino di vetro, 100 gr di farina, 0,50 ml di acqua a temperatura ambiente e 1 cucchiaino di miele di acacia, piccolo trucco che si utilizza per adescare tutti i batteri. Avete capito bene, batteri! Perché il lievito altro non è che una moltiplicazione di microorganismi già presenti che creano il lievito naturale. Una volta miscelati con cura i nostri ingredienti, riporremo la “pallina” nel vasetto applicando un taglio a croce su di essa. Copriremo il vasetto con una garzina inumidita e manderemo tutto a nanna per 48 ore, cercandogli un posto al riparo da correnti d’aria e privilegiando possibilmente una posizione vicino alla frutta.

Finalmente finito direte voi… niente affatto. Richiede tempo e cura, come dicevamo. Dopo le prime 48 ore dovrete iniziare i rinfreschi, in parole povere darete da “mangiare” ai microorganismi per innescare totalmente il processo di lievitazione. Dovrete fare questo per 30 giorni, almeno ogni 48 ore con le dosi di farina pari al peso del vostro impasto e di acqua per la metà della farina aggiunta. Per capirci, man mano terrete solo il “cuore” dell’impasto.

Lievito madre
Lievito madre – Photo credits: Paginemediche.it

Le proporzioni fanno la differenza

Nel nostro caso abbiamo proporzionato così: 50 gr di impasto fermentato (50 gr scarto) + 50 gr di farina nuova per nutrirlo + 25 ml di acqua. Trascorsi i 30 giorni il lievito sarà praticamente pronto. Vi renderete conto che avrà formato delle alveolature, che si sarà gonfiato, beh, è la vostra creazione quella. Ricordatevi che non è un lievito “normale”, anche il suo utilizzo è differente.

Dovrete nutrirlo costantemente, anche solo una volta alla settimana se conservato in frigo, ma andrà comunque fatto. Per il suo utilizzo lo dovrete rendere “attivo” con il rinfresco almeno 5 ore prima dall’unione con altre componenti, insomma, una gestione nuova di un alimento.

Il suo utilizzo privilegia lievitazioni lunghe, quindi 12/24 ore, diverse da quelle alle quali siamo solitamente abituati. Il suo gusto e la digeribilità però non vi faranno pentire di averlo fatto o, almeno, di averci provato. Rimedi forse di una volta, fatti con componenti povere e umili ma alla base della cucina, che vi possono salvare senza dover essere costretti ad andare al supermercato… E forse, in questi giorni, ci risparmia dalle troppe code.
Buone creazioni!
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