Sono 14 per il momento i Paesi in cui Lightyear – La vera storia di Buzz è stato bandito per via di una scena che raffigurerebbe un bacio gay. Alle nazioni in questione, tutte asiatiche e mediorientali, c’è ora il rischio si unisca anche la Cina.
Manca ormai solo un giorno all’arrivo nei cinema del film Disney/Pixar Lightyear – La vera storia di Buzz, uno dei 15 film più attesi dell’estate 2022 ora però bandito in 14 Paesi. Il film d’animazione era fin dagli albori stato sotto i riflettori sempre per via della relazione omosessuale perte della storia. Nel film infatti la migliore amica di Buzz, una ranger spaziale donna, sposa un’altra donna. In una delle scene che mostrano le pietre miliari nella relazione della coppia è stato incluso anche un breve bacio per il quale si è già dovuto lottare a sufficienza.
La reazione del Medio Oriente
Uno dei produttori del film ha rivelato a Reuters, agenzia di stampa britannica, che le autorità cinesi avevano chiesto tagli al film, cosa che la Disney ha rifiutato di fare e che potrebbe costargli l’assenza della pellicola in quello che è il più vasto mercato. Per il momento la Disney non ha ricevuto risposta dalle autorità cinesi sull’opportunità di consentire il film nei cinema, come spiega la produttrice di Lightyear Galyn Susman, ribadendo che lo studio non ha intenzione di apportare modifiche al film. Si ritiene difficile però che la Cina ceda sulla questione, avendo poi anche già rifiutato in passato altre rappresentazioni dell’omosessualità sul grande schermo.
La scena incriminata che avrebbe spinto nazioni come Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Kuwait a vietare il film sarebbe quella che ritrae una coppia dello stesso sesso condividere un breve bacio. Gli Emirati Arabi Uniti in particolare hanno affermato che la relazione omosessuale ha violato gli standard di contenuto dei media del Paese, nel quale l’omosessualità è infatti considerata un crimine, così come ancora in molti Paesi del Medio Oriente. I rappresentanti degli altri Paesi, tra cui Arabia Saudita, Egitto, Indonesia, Malesia e Libano, non hanno invece risposto immediatamente alle richieste di commento sul motivo per cui non avrebbero consentito la proiezione del film.
Ginevra Mattei
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