L’intervista a Claudio Proietti, autore de “Il Barbiere”

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Avevamo lasciato l’autore Claudio Proietti nel 2016 con il libro per ragazzi “L’incredibile storia di Casiamù”. Ci regala oggi “Il Barbiere”. Una storia semplice e avvincente, la quale riesce a sussurrare alla parte più profonda di noi, invitandoci a lasciare ciò che appesantisce il nostro slancio e a proiettarci verso qualcosa di migliore: la nostra vita vera. 

Noi di Metropolitan Magazine Italia l’abbiamo intervistato, leggendo tutto d’un fiato il suo nuovo libro, carico di emozioni.

MMI: Salve Claudio, la ringrazio innanzitutto per il tempo concessoci e volevo esprimerLe i più sinceri complimenti. Quelle che seguono sono le domande che Le rivolgo per la nostra webzine.

MMI: Il Barbiere è una storia ambientata su un’isola. E’ simbolica o esiste davvero fisicamente? È simbolica. Ma potrebbe esistere, perché no?!

MMI: Si è ispirato a qualche personaggio e/o persona realmente esistito/a per “il Barbiere”? No. Mi sono lasciato guidare dalla mia esperienza. Dal mio percorso esistenziale. Ho prestato, semplicemente, ascolto ad uno strano tizio, dentro di me, che da tanto tempo chiedeva la mia attenzione.

MMI: Come mai nasce “Il Barbiere” e perché? Nasce vent’anni fa. Un cortometraggio di una decina di pagine che poi non ho girato. Ho messo questa storia in un cassetto. Ma ci stava stretta. Allora è saltata fuori, dopo tanto tempo, e ha PRETESO di essere raccontata.

 MMI: Il Barbiere ha un potere particolare. Ce ne vuole parlare? Dà voce alla gente. Riesce a sciogliere i nodi emotivi che ognuno di noi si porta dentro. Le sue mani guariscono l’anima.

MMI:Il Barbiere ascolta e gli isolani “vuotano il sacco” sulla sua poltrona. Lei si rivede più Barbiere o più isolano? E perché? Tutti noi siamo IL BARBIERE e GLI ISOLANI. Tutti siamo abitati da tanti personaggi che nemmeno conosciamo. All’improvviso abbiamo un atteggiamento o diciamo una frase che mai ci saremmo aspettati. Il barbiere, se lo lasciamo arrivare sulla nostra personalissima isola, con la sua discrezione e assenza di giudizio ci può aiutare a uscire dal caos.

MMI: Crede che oggi, nella società in cui viviamo, siamo troppo presi da altro per ascoltare? Esatto. Dobbiamo essere bravi a dribblare le “tentazioni”. Perché cedere e diventare degli ebeti?

 MMI:Nel libro ci sono vari personaggi, con altrettante storie. Quella a cui è legato particolarmente? A tutte. Indistintamente. Le ho proprio amate. È stato bellissimo essermi lasciato andare. Ho assecondato i pensieri e le azioni di quegli strani individui. Alcuni saranno più simpatici ai lettori, altri meno o molto meno. Per tante ragioni. Ma dovevano agire e pagarne le conseguenze.

MMI:Cosa significa per Lei scrivere? (perché sembra che abbia un fine pedagogico)? Mi piace pensare, anche minimamente, che quello che faccio sia utile. Magari non lo è per niente. Però voglio credere che sia così. Metto in gioco la mia fantasia e la mia esperienza augurandomi che possano servire agli altri.

MMI: In quali momenti della giornata, della vita, scrive? Dalle 8 alle 12.30 di mattina. Oltre è molto raro.

 MMI: Come ha iniziato a scrivere e perché? Mi ricordo solo che da bambino mi piaceva raccontare storie. Poi ho cominciato a scriverle e via via è diventato un “vizio” che sono felice di avere ancora.

MMI: Cosa vuole dire ai Suoi lettori che intendono acquistare il Suo libro, “Il Barbiere”? Acquistatelo solo se siete persone coraggiose. Altrimenti lasciatelo sullo scaffale. Quel libro mette in discussione la vostra vita. Se siete felici e vi piace così come è IL BARBIERE non fa per voi!

MMI: Quasi ogni capitolo del Suo libro inizia con una similitudine o paragone. (cap. 17/18). Perché?Non c’è una motivazione. Sentivo che andava bene così. La storia voleva essere raccontata in quel modo. Vedi… Ad un certo punto non sei più tu che decidi. Fa tutto lei. Chi scrive sa che dico la verità!

MMI: Ci può spiegare per Lei il significato di Libertà? (cap.17) Questa è una domanda che facciamo a chi legge l’intervista. Aspettiamo una risposta!

 

di Valentina Cetrangolo