Ole Kirk Kristensen è un falegname danese come tanti. Dopo aver servito nell’esercito, nel 1924 acquista per un buon prezzo la Billund Maskinsnedkeri, la falegnameria e negozio per carpentieri di Billund, propria città natale. Billund è un piccolo paese sostanzialmente autosufficiente e a Ole in lavoro non manca.
Dall’oggettistica quotidiana a porte e finestre a vere e proprie abitazioni, Ole crea tutto quanto sia creabile, tanto che si occupa anche della costruzione della chiesa di Skjoldberg. Ricostruirà come nuova anche la propria casa, dopo che un incendio involontariamente causato dai figli l’ha ridotta in cenere.
La Lego prima della Lego: il crollo di Wall Street
Nel 1929 il mercato azionario di Wall Street crolla. L’onda lunga dell’apocalisse economica newyorchese non risparmia nessuno, e i suoi effetti si fanno sentire anche in Europa. Gli agricoltori danesi, la cui sussistenza è fondata anche sull’esportazione di burro e insaccati, vedono il prezzo dei loro prodotti precipitare in seguito alla riduzione delle esportazioni. Nemmeno Ole se la passa bene, che sulle necessità dei tanti agricoltori locali ha costruito buona parte della propria impresa. Ha bisogno di trovare un nuovo mercato a cui dedicarsi. Sulla pubblicazione periodica della National Association for Danish Enterprise trova lo spunto che sta cercando: un articolo suggerisce di implementare la propria produzione con articoli di uso quotidiano: scale a pioli, assi da stiro, giocattoli.
Nonostante la contrarietà dei famigliari, a cui ha chiesto di fare da garanti per un ingente prestito bancario, Ole si tuffa nella nuova produzione. E l’azzardo funziona, tanto che nel 1935 Ole decide di lasciar perdere il resto e di concentrarsi esclusivamente sulla creazione di giocattoli. “O ti levi dalla testa quest’idea dei giocattoli, o lasci perdere tutto il resto. Non c’è scelta” ebbe modo di ricordare Ole riferendosi a quel momento cruciale della sua vita. Un nuovo problema si faceva ora strada nella sua testa: quale appeal commerciale avrebbero mai potuto avere dei giocattoli prodotti dalla “falegnameria e negozio per carpentieri di Billund”? La sua azienda ha bisogno di un nome nuovo di zecca.
Lego: un’idea più longeva della guerra
A caccia di un nuovo moniker, decide così di organizzare un concorso tra i suoi dipendenti. Davanti alla varie proposte, è la sua stessa idea a sembrare quella più efficace: dalla crasi delle parole danesi leg golt, “giocare bene”, salta fuori un nome semplice, diretto e dall’immediata musicalità: Lego. Curioso, viste le evoluzioni della sua idea, che Ole non avesse alcun sospetto che il latino lego significasse “unisco”. Deciso a porre l’accento sulla qualità della produzione piuttosto che sulla quantità, conia l’eccezionale motto “solo il meglio è abbastanza”. Lo stile geometrico, spigoloso dei giocattoli prodotti dalla Lego ha successo e inizia a nascere una base fissa di clientela. Animali, veicoli e il suo best seller: una papera su ruote cui il movimento fa aprire e chiudere il becco.
Nel 1939 la temperatura politica europea ha ormai raggiunto il livello di ebollizione. Nei confronti dell’imminente guerra la Danimarca si dichiara neutrale, ma il 9 aprile 1940 la Germania con l’ operazione Weserübung ne occupa facilmente tutto il territorio. Durante l’occupazione nazista l’azienda di Ole non subisce particolari flessioni pur venendo di nuovo rasa al suolo da un incendio, ma finita la guerra il governo danese limita l’utilizzo del legno per diverse categorie produttive. Inoltre l’introduzione della plastica nel processo produttivo rappresenta un’ottima alternativa a prezzi molto più contenuti. Il legno inizia ad essere meno importante nei progetti dell’azienda. Ole è il primo produttore danese a procurarsi la tecnologia necessaria e inizia a produrre giocattoli non di legno, tramite l’iniezione di plastica sciolta in cavità della forma desiderata. Nel 1949 la compagnia produce il primo Automatic Binding Brick.
La svolta decisiva del “sistema di gioco”
Il nome inglese del prodotto sarebbe un forma di tributo di Ole alle forze alleate che liberarono la Danimarca dal giogo nazista. Archetipo del moderno mattoncino Lego, il nuovo mattoncino assomiglia molto ad un prototipo ideato dall’inglese Kiddicraft: solo nel 1981 la Lego pagò ai discendenti dei titolari dell’azienda inglese i diritti di usufrutto dell’invenzione. L’azienda cresce esponenzialmente, anche grazie alle nuove idee ed energie date al progetto dalla presenza del figlio di Ole, Gotfred, nuovo direttore del gruppo. Sarà lui a compiere lo step decisivo verso il futuro. Ole muore nel 1958, alla vigilia di un’ulteriore rivoluzione del concetto aziendale: i mattoncini avrebbero presto avuto un’evoluzione definitiva, diventando gli elementi fondanti di un innovativo “sistema di gioco”.
Il segreto è una nuova lega plastica polimerica ottenuta dopo anni di studio che avrebbe reso più versatili i vecchi mattoncini. Da quel momento in poi ogni mattoncini è incastrabile e collegabile a un altro, potenzialmente all’infinito. L’idea ha definitivamente preso forma e le sue potenzialità sono quasi illimitate. Un ennesimo incidente fa fuori l’intero magazzino dei giochi di legno dell’azienda: il definitivo passaggio alla plastica sembra quasi un suggerimento dal cielo. Nei successivi dieci anni la Lego si divora intere fette di mercato, tanto che nel 1968 viene inaugurato il primo LegoLand Theme Park, ovviamente a Billund. Lo stesso anno si allarga l’offerta: ai classici mattoncini la Lego affianca i Duplo, controparte più larga e pratica utilizzabili anche da bambini di minore età.
Le conquiste e i numeri di un titano dell’industria
Nel 1978 prende vita la prima esemplare di quello che forse, più del resto, rimarrà come oggetto-feticcio dell’idea di Lego nell’immaginario collettivo: la mini-figure. Una trasposizione in linguaggio Lego della figura umana che nel primo decennio del nuovo secolo, dopo aver riproposto con i mattoncini quasi l’intero scibile umano, diventa la nuova protagonista. L’infinita serie di partnership e collaborazione con i principali fautori del immaginario pop del ventesimo secolo hanno dato vita a un Lego-verso nuovo di zecca: dai fumetti ai franchise televisivi, dai cartoons ai romanzi per ragazzi. Nel 2000 il Lego è stato eletto “Giocattolo del secolo” dalla British Association of Toy Retailes, e nel 2005 ha scavalcato la Ferrari nella classifica dei brand più riconoscibili del mondo. L’attuale produzione media dei mattoncini Lego si attesa intorno ai 36 miliardi annui: l’azienda ha garantito di diventare competamente plastic free entro il 2030.
Andrea Avvenengo
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