Una sentenza della Corte di Cassazione ha deciso quanto leggete nel titolo: l’atto di masturbazione in treno non costituisce reato di atti osceni in luogo pubblico.
Se ciò sembra già assurdo, aspettate di leggere le motivazioni: “l’interno di un vagone ferroviario non può essere ritenuto un luogo abitualmente frequentato da minori”. Avete strabuzzato gli occhi o vi siete strozzat* col caffè? Eh, pure io. Ma non tanto per la sentenza in sé, nonostante la sua assurdità, ma per tutte le contraddizioni in essa implicite.
Vittima sì, ma solo sotto i 18 anni
Probabilmente i giudici che hanno emesso questa sentenza sono dimentichi del fatto che i treni sono mezzi di trasporto usati molto spesso dai minori stessi per recarsi a scuola. Ma cosa capiamo implicitamente da questa sentenza, che declassa ad atto osceno quella che è una molestia sessuale semplicemente perché quest’ultima non esiste giuridicamente come reato?
Nonostante le donne siano maggiormente colpite da questi atti, la loro esperienza come vittime di molestie passa in secondo piano. Considerare infatti un reato solo come tale e non per ciò che lascia sulla pelle di chi lo subisce crea un precedente amaro e triste in un mondo si appresta a varcare la soglia del 2022.
La sentenza che non punisce il reato di masturbazione in treno tutela i molestatori e ignora pericolosamente le vittime
Una sentenza, questa, che lascia a bocca asciutta tutte le donne, le quali hanno visto nuovamente i propri diritti calpestati, e non importa se negli ultimi giorni siano state uccise altre cinque donne, che fanno salire a 47 il drammatico conteggio delle vittime di femminicidio. Neanche il tempo di riprenderci dalla morte di Chiara Ugolini; ché tanto come fai a riprenderti, quando neanche le istituzioni ti tutelano e sei braccata ovunque guardi, preda per la sola colpa di essere nata donna.
Il solo fatto di non considerare reato un atto sessuale non consensuale fa ancora una volta tristemente luce sul calvario che le donne devono passare ogni volta che subiscono una molestia. L’atteggiamento è sempre lo stesso: l’esperienza personale viene sminuita, e ogni particolare della vicenda viene scandagliato perché, si sa, gli uomini d’altronde non resistono ai propri impulsi, e tu provochi. Sono passionali, ed è giusto che assecondino le loro pulsioni. Se ti dà fastidio, puoi sempre cambiare vagone.
Se da oggi un uomo ti costringerà ad assistere inerme alla sua masturbazione, se ciò ti causerà turbamento, se resterai traumatizzata e non avrai più il coraggio di prendere il treno da sola, non sarà importante. Sei grande, sono cose che succedono, il mondo è sempre andato così, e che sarà mai, “stacce”.
La sentenza, d’altronde, è chiara: chi ti ha molestato non ha fatto nulla di male, non ha offeso la morale comune, potrà farlo di nuovo. E tu dovrai difenderti da sola quando ti urleranno parole volgari per strada, quando ti toccheranno sulla metro, quando ti mostreranno un pene che non vuoi guardare. Sarai l’ennesima vittima del patriarcato pur restando in vita, pur respirando. Mentre dentro muori ogni giorno, ma a nessuno importa. Dura lex, sed lex.
Chiara Cozzi
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