Non prendiamo lezioni da nessuno dal punto di vista del rispetto dei diritti umani”, commenta il ministro dell’Interno lateralmente alla presentazione del calendario Polizia 2023. Ma davvero l’Italia non ha bisogno di lezioni sul rispetto dei diritti umani? Dopotutto non è mai tardi per imparare qualcosa di nuovo, figurarsi sul rispetto degli essere umani e sull’umanità tutta.

Matteo Piantedosi rincarare la dose parlando di attenzione malevola per l’esegesi, cioè l’interpretazione critica di un testo. Eppure i primi passi del nuovo governo hanno spesso fatto discutere proprio per le parole utilizzate. Da “carico residuale” al cosiddetto “decreto anti-rave” i portavoce dell’attuale governo Meloni sembrano aver bisogno di qualche lezione di umanità in più.

Il caso dei migranti bloccati sulle navi al porto di Catania, trattenuti e selezionati, ne è un esempio. Il governo Meloni porta a casa una vittoria che sa di sconfitta. Per quanto festeggiato dai portavoce politici (e dai giornalisti schierati) il decreto contro le Ong non è una prova di forza, quanto più un decreto illegale da rivedere come gli altri precedenti prodotti. 

Photo Credits: ilgiornale.it

Lezioni di umanità all’Italia: il “no grazie” di Piantedosi

Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, commenta che all’Italia non servono lezioni sul rispetto dei diritti umani. E aggiunge che “se vi fermare all’esegesi delle espressioni burocratiche fate pure, ma non accettiamo lezioni da nessuno“.

Il video della dichiarazione:

Piantedosi contro lezioni di umanità all’Italia – Fonte: Corriere della Sera (Youtube)

Piantedosi parla a nome del governo e dice di non avere bisogno di lezioni di umanità, ma è stato lui stesso a definire i migranti naufraghi rimasti sulla nave Humanity 1 come “carico residuale”. La deumanizzazione delle persone a bordo delle navi, dopo la prigionia nei lager libici, le violenze subite e il trasporto in mare, non è proprio un esempio di umanità.

I primi passi del governo Meloni non sono un esempio di umanità

I primi passi del governo Meloni tutto sono fuorché esempi di umanità. Anzi i primi passi sono piuttosto controversi e vedono protagonisti decreti criticati prima di tutto per la scelta delle parole utilizzate. Oltre al decreto contro le navi Ong, illegale e che scavalca o reinterpreta a proprio piacimento leggi e convenzioni internazionali, non meno critici sono stati il cosiddetto decreto anti-rave e la proposta sull’ergastolo ostativo.

Il cosiddetto decreto anti-rave party era stato scritto (ora in fase di revisione) per limitare il diritto di manifestazione spontanea, sancito dall’articolo 17 della Costituzione italiana. Non è l’unico decreto incompatibile con la Costituzione, infatti anche il decreto che prevede di non poter chiedere la libertà condizionale in seguito a un ergastolo ostativo, cioè legato a reati ostativi, viola ben due articoli della Costituzione. A partire dall’articolo 3 nel quale tutti cittadini sono considerati come possessori di pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge; fino all’articolo 27 nel quale si legge che le “pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato“.

Entrambi i testi sono in revisione, ma anche il decreto contro le Ong dovrà essere rivisto alla luce di contrasti con leggi e convenzioni firmate dall’Italia.

Braccio di ferro tra Ong e Italia: chi ha ragione secondo la legge?

Nei giorni scorsi è andato in onda un vero e proprio braccio di ferro tra le Ong e l’Italia. Tre navi sono state bloccate durante le operazioni di sbarco dei naufraghi salvati per via di un decreto basato su un testo del 2020. In questo si leggeva che il ministro dell’Interno “può limitare o vietare il transito e la sosta di navi nel mare territoriale, fermo restando quanto previsto dall’articolo 83 del codice della navigazione, per motivi di ordine sicurezza pubblica“.

Come i raduni, così anche lo sbarco di circa 1.000 persone è stato considerato pericoloso per la sicurezza pubblica. Un esempio di pugno duro della destra che ha soddisfatto persino Orban, eppure quello che è successo a Catania è del tutto illegale. L’iniziativa del governo di selezionare le persone in base alla prestanza fisica non era legittima.

La Convenzione di Amburgo del 1979 stabilisce che gli sbarchi devono avvenire nel primo porto sicuro disponibile per prossimità geografica, ma Piantedosi ha interpretato che è la nave con una bandiera straniera a rappresentare il “porto” più vicino. Con tali dichiarazioni voleva far cadere gli obblighi di assistenza. Nella realtà l’Italia ha violato un diritto internazionale, non garantendo un porto sicuro.

Non si può non citare la Convenzione di Ginevra del 1951 che vincola gli Stati membri, quindi anche l’Italia, al principio del non-respingimento; mentre l’articolo 19 della Carta di diritti fondamentali dell’Unione Europea stabilisce che nessuno può essere allontanato verso uno Stato in cui esiste un rischio di pena di morte o tortura.

Forse no, non ci servono lezioni di umanità, ma potrebbe essere utile iniziare a trattare tematiche complesse non in maniera ideologica. In merito ha commentato Giuditta Pini: “Uno dei primi atti di questo governo è stato usare la vita di qualche centinaio di persone per una decina di giorni, torturandole psicologicamente, solo a fini di propaganda politica” – ha detto sul suo profilo Tik Tok – “Se tutte le vite contano, ogni vita è importante. Ma se una vita non conta più allora la prossima volta potrebbe toccare a chiunque di noi“.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.