Lo schiaffo morale del Governo Meloni: tampon tax al 5%

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Di Flavia Restivo

L’iva sui prodotti per l’igiene intima femminile e su quelli per l’infanzia si allineano alle linee guida di molti paesi dell’Unione Europea, che dall’aprile 2022, ha ulteriormente modificato la direttiva sul tema.

È stata infatti semplificata la rimozione dell’iva sui prodotti di igiene mestruale, considerati fino a poco tempo fa nel nostro paese, come beni di lusso.

La tassazione sui prodotti di igiene femminile era infatti fino al 2021 al 22% per scendere poi, grazie alla legge di bilancio 2022, al 10%.

Ieri, la notizia: una manovra strategica o fonte di reale interesse?

Ma soprattutto: allora non era così difficile?

La tampon tax rappresentava e rappresenta, una battaglia di civiltà che non si consuma in una sola rilevanza morale ma anche in una vera e propria manovra economica.

Nel 2020 è stato infatti rilevato che le persone socializzate come donne considerate indigenti fossero all’incirca due milioni.

Questo implica la cosiddetta Period Poverty, ossia l’impossibilità di acquistare dispositivi sanitari durante il periodo mestruale. Un problema serio, di cui la sinistra in questi anni non è riuscita a farsi pienamente carico, nonostante una serie di azioni in tal senso.

Ma cosa cambierà effettivamente?

La riduzione dei costi degli assorbenti dipenderà in ultima battuta, dalle decisioni dei rivenditori che sceglieranno se vendere il prodotto a prezzo ribassato o se lasciare immutato il costo originale mantenendo la differenza data dall’abbassamento dell’iva.

In pratica, la vera soluzione rimarrebbe in ogni caso quella dell’abbattimento totale dell’iva stesso.

A questo punto ritengo sia importante riflettere su due assi principali:

  1. La tampon tax non era una battaglia di sinistra, essendo sia di protezione sociale che economica? 
  2. Perché nel dibattito pubblico si continua a non parlare di salute mestruale includendo anche il tema delle ecomestruazioni?

Rispondiamo alla domanda numero uno.

Mi sono ritrovata ieri in compagnia di amici allargati, a dibattere su come la sinistra stesse facendo opposizione (e se la stesse facendo), focalizzandoci proprio sul tema della tampon tax. La stessa, rappresenta da sempre un tema caro al mondo femminista, rivelandosi un grande asse strategico per Giorgia Meloni, che ha puntato più volte sul suo essere donna.

Perché la sinistra ha ritenuto marginale questo tema tanto da consegnarlo alla destra?

A voi la risposta.

Seconda domanda: perché vi è un’ampia disinformazione sul tema dell’ecomestruazioni?

In primo luogo, perché nel nostro paese il ciclo mestruale è considerato ancora un tabù, anche grazie alla mancanza dell’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, presente nei maggiori paesi d’Europa.

Inoltre, vi è un’ampia reticenza sulla retorica zero waste, pur essendo stato comprovato, che dispositivi sanitari come le mutande assorbenti forniscono alle donne la possibilità di riutilizzare il dispositivo, evitando così un esborso economico mensile all’incirca pari a 15 euro.

Come possono dunque coesistere tutte queste problematiche e queste soluzioni?

Tramite l’informazione, la sensibilizzazione e la più corretta appropriazione di temi fondamentali, che tutt’oggi continuano ad esser ritenuti marginali.