Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio nel tempo alla scoperta di un film vincitore del Leone d’oro a Venezia. Parleremo di nuovo cinema tedesco e Hollywood. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “Lo stato delle cose” di Wim Wenders
Il Nuovo cinema tedesco era noto per promuovere un ampio rinnovamento cinematografico autoriale. Per questo non dove stupire che per uno degli esponenti di questo movimento cinematografico come Wim Wenders l’esperienza hollywoodiana sia stata tutt’altro che felice. È proprio questo periodo difficile della sua vita è alla base di “Lo stato delle cose” . Il famoso regista tedesco mette in campo con questo film la sua esperienza americana realizzando un unicum proprio dopo durante una delle pause dal suo film hollywoodiano “Hammett”.
Lo stato delle cose, il cinema che racconta il cinema
In una delle pause dell’interminabile e travagliata lavorazione del suo film hollywoodiano “Hammett” Wim Wenders si recò in Portogallo dove lavorò a “Lo stato delle cose”. Al centro della storia l’epopea di una troupe cinematografica bloccata per mancanza di fondi e la tragica storia del suo regista. Wenders non volle però realizzare solo una pellicola sulla lavorazione di un film. Infatti lo scopo di questo lungometraggio è far riflettere sul blocco di creatività e di autorialità e sul fare cinema. Wenders non manca inoltre di mettere nel suo film la sua dolorosa esperienza americana segnata dallo spaesamento e dal pessimismo.
Wim Wenders e il caso Blade Runner
Wim Wenders affermò che “Lo stato delle cose” era il film dove riuscì meglio ad esprimere se stesso. La sua vittoria del Leone d’oro fu la vittoria di un film poetico, autoriale e intellettuale molto moderno per quegli anni ma che mise d’accordo la critica non senza lasciare qualche strascico. In quell’edizione della Mostra del Cinema di Venezia era infatti in concorso anche “Blade Runner” di Ridley Scott. Questo lungometraggio è un cult fantascientifico precursore del cinema postmoderno che ha fatto la storia del suo genere. Tuttavia a causa della forte separazione dell’epoca tra cinema autoriale e film ad alto budget americani il kolossal fantascientifico di Ridley Scott rimase a bocca asciutta.
Stefano Delle Cave