Cultura

Look back in anger back in Roma

Alessandro Catalucci 43 anni, inizia a fare teatro al liceo Giulio Cesare di Roma, supportato dai genitori che andavano essi stessi a teatro. E direi che è fondamentale, perché infatti, parlando, Alessandro mi dice che l’amore per il teatro, come per le mostre ed i concerti, come per la lettura, è qualcosa che pone le sue fondamenta direttamente nella nostra infanzia; questione spesso di educazione.

Poi va a Milano per trovar lavoro e si avvicina al Piccolo, ma viene rispedito al mittente (eheh, no, termina l’accademia di polizia) e torna da mamma Roma, più precisamente all’Accademia dell’Orologio, fondato da Mario Moretti. Con lui ricorda anche Claudia Balboni e Riccardo Cavallo a cui deve molto della sua formazione come attore e come regista.

Alessandro Catalucci aka Jimmy Porter

E allora Alessandro, com’è che fai il regista di teatro? Come hai iniziato?

“Ma in realtà un pò per caso, qualche anno fa, ho avuto un’idea per Le Dieu du Carnage, opera di Yasmine Reza in cui avevo inventato una ruota (orizzontale n.d.a) al posto del palco, che girava e per cui il pubblico era ai lati della scena e per vedere gli attori in volto doveva guardare in alto, dove erano giustapposti degli specchi in cui si riflettevano”.

Concettuale, direi, dallo stampo vojeuristico, ma in realtà, nel corso dell’intervista torniamo spesso sul tema, sulla sua idea di teatro, un teatro che sia vicino alla quotidianità, dentro di essa, spiata e osservata intimamente da dentro.

Eccoci quindi alla domanda che devo fare per forza di gravità: esiste il teatro a Roma?

“Temo abbastanza morto ma non dal punto di vista artistico, anzi. Il problema è il pubblico che va sempre di più verso i musical o agli spettacoli di cabaret. Abbiamo troppo poco tempo libero e quello che abbiamo non vogliamo impegnarci, pensiamo che il teatro sia noioso, sia solo roba tipo Pirandello, cioè io amo Pirandello ma ci sono anche tante cose nuove e belle”.

Ma al cinema la gente ci va e parliamo sempre di rappresentazioni, che puoi dirmi al riguardo?

“Ma sicuramente il cinema ha una cassa di risonanza più ampia (e più fondi n.d.a) e poi molto del merito è dei registi, al cinema anche se un attore non è il massimo, si può dirigerlo e tagliare ed adattare, a teatro la performance è diretta e immediata. Comunque c’è bisogno di idee buone, per esempio si potrebbe convertire il teatro in cinema, Roberto Cavallo la pensava così, potrebbe essere un tentativo”.

Ok, parliamo di “Look Back in Anger“, perché lui, perché adesso, perché così

“Ho letto il testo tanti anni fa, e mi ha smosso, non perché devo fare la parte dell’attore che si smuove di fronte ad opere teatrali, è che mi è rimasto in testa per giorni per la sua forza drammaturgica e per la sua voglia di urlare al mondo che le cose andavano cambiate. L’avevo interpretato sedici anni fa, ero più giovane e meno bravo. Andò bene poi. Allora i ruoli erano interscambiabili, ero sia Cliff che Jimmy. Dicevo che volevo rifarlo ma non ero pronto, ero acerbo. L’ho portato in scena semplicemente perché volevo in verità, cercando di non alterare più che tanto l’opera perché ho una sorta di riverenza quasi religiosa (ride n.d.a) per Jhon Osborne e volevo farlo senza fronzoli, in maniera cruda e viva”.

Infatti la scenografia e la scena in sé non presentano elementi barocchi o ghirigori posticci, c’è quello che ci deve essere in scena (anche meno a dire il vero) lampadine senza lampadari, niente muri o divisori, limiti degli spazi disegnati sul pavimento (riferimento a Dogville di Lars Von Trier) e giornali bianchi, totalmente bianchi, che evidenziano l’incomunicabilità tra i personaggi. Il senso è claustrofobico e l’illuminazione è casalinga, il palco è sullo stesso piano del pubblico, come se fossimo proprio a casa (loro).

Cliff ed Helena ai lati, Jimmy ed Allison al centro

“Penso che in piccolo abbiamo tutte le brutture di questo quartetto sconclusionato, il bisogno spasmodico di avere qualcuno vicino, si parla tanto e ci si capisce poco. Ricorda con rabbia è un opera che tocca delle corde comuni; il bisogno di stare insieme nonostante l’incomunicabilità, e nonostante a volte stare insieme fa un pò schifo”.

“Riconoscersi a vicenda come dei falliti, dei disadattati. Allison torna, è un’autolesionista! -Anche io voglio essere una causa persa- dice. Cliff poi ha bisogno di una famiglia, magari solo di compagnia. E Jimmy non è cattivo, si, è violento e naive e arrabbiato ma non è cattivo. Secondo la sua logica (infantile n.d.a) fa male perchè -se stai male così capisci come sto io-. Ha un amore primordiale e fisico per Allison. Dice che se ne andrà ma poi non lo fa. Si lamenta ed è in gabbia ma non la rompe . Riprende Allison, anche se nel primo atto gli augura di avere un bambino e poi perderlo ma comunque si sa che senza gli altri non siamo niente”.

il cast di Ricorda con Rabbia di Alessandro Catalucci

Alla fine gli attori perdono tutti…Parlami un pò del cast

Tania Benvenuti (Allison), ha fatto l’Accademia dell’Orologio, quindi siamo amici e colleghi da una vita. È stata una decisione comune, ha anche curato i costumi, ci ha salvati perché ha un negozio vintage e sapeva come rendere l’atmosfera dell’epoca, con Cliff (Fabrizio Facchini) avevamo già lavorato insieme, era il genere d’attore perfetto, il perfetto ago della bilancia! Il rapporto che ha con Jimmy, se riletto adesso, potrebbe essere considerato quasi un amore, inteso nella coppia (d’altronde il gender oggigiorno è un concetto passato n.d.a). Maria Elena Masetti Zannini (Helena) non la conoscevo, e l’ho riconosciuta. È una contessa e quindi le è stato naturale comportarsi diversamente dagli altri tre personaggi, ha contribuito a rendere ritmica un’opera in cui non c’è altro elemento di rottura se non lo stesso recitare dei personaggi, è stata una marcia in più”:

Ti faccio un’ultima domanda e poi spero di rivedervi a fine febbraio per una replica di “Ricorda con Rabbia”: Perché quel sottofondo musicale?

“Si tratta di una scelta estetica, è come un tappeto musicale, c’era un mood interiore che volevo trasmettere, il tempo interno degli attori e della situazione è quello, è Almost Blue di Chet Baker, e quel repertorio lì. Se ci hai fatto caso poi, alla fine, dopo gli applausi, si ripresenta la canzone dell’inizio in chiave moderna di Mr.Sandman”…

No, non ci avevo fatto caso, ma magari la prossima volta…

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