Louis-Ferdinand Céline è considerato uno dei più influenti scrittori del XX secolo. Celebrato per aver dato vita a un nuovo stile letterario che ha modernizzato la letteratura francese ed europea. Apparteneva alle correnti del modernismo e dell’espressionismo. Esattamente 60 anni fa, moriva questo scrittore tanto discusso quanto importante per la letteratura francese del periodo.

Per le sue prese di posizione politiche e affermazioni durante la Seconda guerra mondiale, esposte in pamphlet violentemente antisemiti, Céline rimane ancora oggi una figura controversa e discussa. Emarginato dalla vita culturale, ha avuto comunque i suoi riconoscimenti nel campo della letteratura.

Louis-Ferdinand Céline: “La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte.”

Louis Ferdinand Céline in una foto d'epoca_photocredit:artspecialday
Louis Ferdinand Céline in una foto d’epoca_photocredit:artspecialday

Louis-Ferdinand Céline, (vero nome Destouche) nasce nel 1894 a Courbevoie, nella regione dellÎle-de-France. Diventa uno scrittore celebre solo a 38 anni, con il nome di Céline,nome della nonna materna. Ebbe un ruolo cruciale nell’innovazione del romanzo. L’importanza dello scrittore non riassume però la complessità del personaggio e delle sue contraddizioni. 


Céline ha un’infanzia non proprio felice. Il padre proviene dalla piccola nobiltà della Normandia, la madre da una famiglia di artigiani della Bretagna. Nel 1913 si arruola nell’esercito ma viene subito ferito in guerra. Tornato in Francia, si sposa ed intraprende gli studi di medicina. A quel periodo risalgono i primi esperimenti di scrittura. La sua tesi di dottorato già rivela alcune delle sue ossessioni: igiene, salute e purezza.

Nel 1932, quando esce “Voyage au bout de la nuit” (Viaggio al termine della notte), Céline era un perfetto sconosciuto. Il libro fu un enorme successo e provoca reazioni controverse. Da una parte c’è chi lo considerò un capolavoro, dall’altra chi lo ritenne un orribile sfogo con il solo scopo di scioccare a ogni costo. Nel 1932 viene anche pubblicata la sua precedente opera,“L’Église“, scritta per il teatro.

Alcune delle copertine dei libri di Céline_photocredit:catawiki
Alcune delle copertine dei libri di Céline_photocredit:catawiki

“Mort à crédit” (Morte a credito) esce invece nel 1936, ed ottiene un buon successo di pubblico ma delude la critica perché non c’era più l’impegno presente nel Voyage. Nel 1944 intanto abbandona la Francia e va in Germania. In seguito va in Danimarca, dove viene arrestato e incarcerato per quattordici mesi con l’accusa di tradimento. Nel 1951 torna infine in Francia. Riconquista il pubblico con le ultime tre opere che raccontano le peripezie del suo esilio: “D’un château à l’autre”, “Nord” e “Rigodon”. Grazie ad esse, torna ad essere un personaggio mediatico, spesso interpellato e invitato alla radio. Muore nel 1961 a Parigi

Le idee filonaziste che condanneranno Céline all’oblio

Céline in una foto d'epoca con i suoi cani_photocredit:borderliber
Céline in una foto d’epoca con i suoi cani_photocredit:borderliber

In questo periodo storico così particolare, il tema dei romanzi di molti autori francesi torna ad essere l’uomo di fronte agli interrogativi che la storia e la società gli pongono. In Viaggio al termine della notte infatti, Céline, dimostra che la storia non è il progresso lineare della razionalità umana. Per rendere la presa di coscienza del fallimento dell’umanità, l’autore, crea una nuova lingua letteraria. Questa lingua, basata sulla parlata popolare, non segue la logica ma le sensazioni corporee e le emozioni del protagonista.

Céline, così, sovverte la gerarchia tra lingua alta e lingua bassa, utilizzando per la prima volta quest’ultima come principale linguaggio del romanzo: la voce del protagonista. Dopo aver denunciato la guerra in “Viaggio al termine della notte”, appare a molti come uno autore impegnato e di sinistra, ma ben presto Céline inizia a sostenere il nazismo e l’antisemitismo con forte convinzione. Questo lo porta ad essere una delle figure della letteratura italiana più controverse. Ancora oggi ci sono case editrici che si rifiutano di pubblicare i suoi lavori.

Copertina de "LeMagazine" del 16 marzo del '41. Vignetta-parodia su Céline_photocredit:LDJ
Copertina de “LeMagazine” del 16 marzo del ’41. Vignetta-parodia su Céline_photocredit:LDJ

Céline, da questo momento in poi, non ricava grandi vantaggi dalle sue opinioni. Negli anni del secondo dopoguerra, tenta ancora una giustificazione del proprio razzismo antisemita sostenendo che aveva sempre parlato nell’interesse della Francia. Si giustifica affermando di non essere mai stato sul libro paga di giornali o movimenti filonazisti e al contrario di altri collaborazionisti non fu mai remunerato dalla “Propagandastaffel” tedesca come collaboratore intellettuale. 

In una lettera del dopoguerra Céline afferma anche:

Ci si accanisce a volermi considerare un massacratore di ebrei. Io sono un preservatore accanito di francesi e ariani, e contemporaneamente, del resto, di ebrei. Non ho voluto Auschwitz, Buchenwald. (…) Ho peccato credendo al pacifismo degli hitleriani, ma lì finisce il mio crimine”.

Céline continua quindi a vantare la propria fede pacifista e a considerare i suoi pamphlet degli esercizi di umorismo nero e nient’altro. Céline è da considerarsi un saggista e scrittore francese che effettivamente ebbe un ruolo importante nell’innovazione del romanzo, ma non va mai dimenticato che sostenne il nazismo e l’antisemitismo con decisione. E questo non ha giovato alla sua memoria.

Ilaria Festa

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