Lucio Dalla pubblica nel 1986 con la casa discografica Pressing/RCA il suo dodicesimo album dal titolo Bugie, con il quale conquista il disco di platino. Se io fossi un angelo è il singolo che fa da traino. Il quotidiano La Repubblica sostiene che il cantautore si sia voluto liberare dalle zavorre dell’impegno e abbia voluto adottare una atteggiamento più leggero.
Il volo è infatti l’elemento che attraverso la canzone Se io fossi un angelo apre l’album e questa sensazione di incanto si protrae con Soli io e te, una canzone d’amore nella quale emerge il suono del carillon che colloca la canzone fuori dal tempo. “La mongolfiera delle fiabe”, fantasiosa metafora utilizzata dal quotidiano La Repubblica si rivela particolarmente efficace e calzante per queste due canzoni.
Lucio Dalla: Jazz e atmosfera sospesa
Con la nostalgica Ribot, l’autobiografica Luk e la strumentale Tania del circo, Dalla fa un’incursione nel Jazz e suona il sax con il pianista Franco D’Andrea. In Ribot c’è un interrogativo che troverà forse una risposta nel brano finale Navigando: Chissà Se era tutto più importante Perché tutto era da fare Chissà. Luk viene definita autobiografica e in effetti in questi versi sembra proprio delinearsi una dichiarazione della poetica di Dalla:
“Io vivo solo energia un delirio prolungato nel caos metropolitano E l’assoluta magia Di un vestito pensato e il suo linguaggio a portata di mano riesplodo la notte: guardami! Io Aspetto sempre la notte col mio cane che canta”
In Chissà se lo sai, nella quale viene accompagnato al piano da Ron, Dalla riesce a creare una magia, un’atmosfera notturna e leggiadra che armonizza gli elementi. Canzone particolarmente efficace se la collochiamo nelle atmosfere del nostro tempo sospeso, in cui all’interno delle case e nel vuoto delle città aleggia un’essenza ed un’energia poetica che vuole di nuovo plasmare l’essenza delle cose.
La poesia come energia creatrice percorre anche il brano Navigando che chiude simbolicamente l’album con l’elemento acqua. Un dialogo con la luna (Una grande donna bianca), una riflessione sulla bellezza dei sogni del passato (Abbiamo visto le balene, grandi pesci colorati, tra i rifiuti e le carcasse e vecchie idee), una ridefinizione rigenerante del presente, un’apertura verso nuove rotte.