Luftmensch, un termine proveniente dalla lingua Yiddish. Nel nuovo appuntamento della rubrica Parole dal Mondo, una parola riferita alla felicità di sognare ad occhi aperti.
Luftmensch, fantasia e testa fra le nuvole
Un termine composto da Luft -aria – e Mensch, uomo. Letteralmente reso con uomo dell’aria. Il termine proveniente dalla lingua Yiddish è, successivamente, utilizzato soprattutto in lingua tedesca e inglese. In un saggio di Franco La Cecla, precisamente Il Malinteso, l’autore cita il termine commentando Steiner:
“Il suo (di Steiner) è un appello all’universalismo, al cosmopolitismo dei migranti, quelli che i nazisti chiamavano Luftmenschen – uomini dell’aria – quelli che non concepiscono radici, quelli che stanno con i piedi sollevati da terra.”
Interessante l’ultima frase della suddetta citazione: ”quelli che stanno con i piedi sollevati da terra”. I Luftmensch, così definiti, potrebbero appartenere alla categoria di chi ha, perennemente, la testa fra le nuvole, di chi vive una realtà ovattata da sogni, di chi abita un mondo parallelo. I non pratici, quindi: una parola che, semanticamente, può accostarsi agli artisti. Francesco Guccini incarna perfettamente il concetto di Luftmensch: in una strofa della canzone ”Quattro Stracci” descrive perfettamente la personalità che il termine qui preso in analisi, vuole rapprensetare:
”Uno non pratico, che non ha il polso di un matematico […] Un tipo perso dietro le nuvole e la poesia”.
Sociologia, letteratura, e il sognatore di Dostoevskij
Sembra anche che il termine Luftmensch sia stato usato in sociologia da storici e sociologi, appunto, per definire uomini che vivevano in aria e per l’aria: persone per cui ogni nuovo giorno – e quindi la loro stessa esistenza – rappresentava, quotidianamente, un’estenuante lotta per sopravvivere. Un vagare quotidiano per sostenersi, sfamarsi, in una dimensione in cui non si arrivava a toccare concretamente il reale; una chiusura in un mondo personalizzato fatto di rinunce e sopportazione.
In letteratura il personaggio che incarna perfettamente l’accezione conferita dal termine Luftmensch è, sicuramente, il Sognatore delle Notti Bianche di Dostoevskij. Il protagonista è, per l’appunto, un sognatore che si distanzia dalle realtà del mondo percepita come ingannevoli, a cui, tuttavia, rimane però legato nella sua dimensione fantastica. La realtà del mondo alimenta la sua fantasia. Si presenta così l’indefinito protagonista del grande romanziere russo:
“Sono un sognatore. Nella mia vita c’è così poca realtà”.
D’altronde, per Dostoevskij, i sognatori creano il mondo: non hanno desideri perché tutto possiedono, hanno la testa fra le nuvole ma sono gli artefici della loro stessa vita, in quanto la creano di tutto punto, ogni volta che vogliono e secondo il loro volere. Un po’, quindi, come il concetto, – a tratti artistico e poetico – che il termine Luftmensch sembra veicolare.
Stella Grillo