
Roberto Bolle, oggi considerato tra i più grandi danzatori italiani nel mondo e che grazie ai suoi genitori, Luigi e Maria, ha costruito una carriera libera da ogni tipo di barriera.
Chi sono i genitori di Roberto Bolle

Luigi e Maria, genitori di Roberto Bolle, sono chiaramente lontani dal mondo dello spettacolo e dell’arte. Non essendo personaggi noti, non sussistono informazioni particolarmente rilevanti sul proprio conto. E’ noto però, grazie anche alle testimonianze del figlio, quanto siano stati fondamentali nel suo percorso di crescita; tanto dal punto di vista professionale quanto umano ed esistenziale. Nato a Casale Monferrato, Roberto Bolle ha vissuto in una famiglia tanto umile quanto amorevole. Sua madre Maria – stando alle informazioni reperibili in rete – è una semplice casalinga; suo padre Luigi era invece un meccanico.
Roberto Bolle ha potuto giovare da giovanissimo del massimo apprezzamento e supporto da parte dei genitori in riferimento alla sua passione per la danza. Fu proprio sua madre Maria a farsi carico dei suoi desideri portandolo a soli sei anni presso una rinomata scuola di ballo della città di Vercelli. Proprio in quel luogo il grande Roberto Bolle muove i primi passi di danza in attesa di consacrarsi come oggi è riconosciuto nel mondo. Anche il padre Luigi ha chiaramente assecondato la passione del figlio, anzi, è stato forse tra i suoi primi sostenitori in occasione delle audizioni fatte in gioventù. Purtroppo però, pare che il genitore sia venuto a mancare nel 2016 lasciando un vuoto affettivo piuttosto doloroso per Roberto Bolle.
Ma per Roberto Bolle la “scuola” è iniziata molti anni fa quando ancora era un ragazzino. I suoi genitori, anziché frenare la sua passione per la danza, lo incoraggiarono a seguire il suo cuore e trasformare una passione in una brillante carriera. “Nessuno di loro due mi ha mai ostacolato ma è soprattutto mia madre che è stata quella che mi ha appoggiato di più. È lei che aveva capito per prima l’importanza di trasferirmi a Milano”, racconta Roberto che è cresciuto a Vercelli. Milano era soltanto a un’ottantina di chilometri di distanza ma il palcoscenico della Scala sarebbe stato ancora più distante se non fosse stato per mamma Mariuccia. “Io non avevo piacere a venire a Milano”, ammette il ballerino. “La spinta che mi diede verso la Scala fu fondamentale”. Intorno agli undici anni, quando altri ragazzini della sua età giocavano a pallone o a pallavolo, Roberto aveva già la passione per la danza classica. Troppo giovane per pensare che questa sarebbe diventata una carriera, lui sapeva solo che ballare lo rendeva felice. “Vedere la passione che un figlio può provare e assecondarla: è quello che hanno fatto i miei genitori. All’inizio hanno pensato che fosse niente altro che un passatempo. Un po’ come uno sport. Poi quando hanno visto che dietro a questa mia attività c’era una vera e propria passione hanno incominciato a supportarla. Anzi, addirittura a spingermi verso quella che sarebbe stata la strada migliore per arrivare a essere un professionista”.
Mamma e casalinga a tempo pieno (non sono note la data e il luogo di nascita), ha avuto il merito di ascoltare il figlio. Fin dal momento in cui, assistendo ai primi spettacoli di danza, manifestò l’intenzione di fare quello da grande. Anziché dare poco peso alle parole, lo incoraggiò e, all’età di 6 anni, lo portò ad una scuola di Vercelli. Successivamente, a 11 anni, lo accompagnò a Milano per sostenere l’esame d’ingresso all’autorevole accademia del Teatro alla Scala. Il talento folgorò la commissione, che ne accettò la domanda di iscrizione.
Da lì si avviò a un cammino artistico formidabile, che lo ha spinto ad esibirsi su tutti i principali palcoscenici. Non appena può anche mamma Maria va a vedere Roberto Bolle, orgogliosa degli straordinari traguardi raggiunti
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