Il 28 Giugno 1867 nacque ad Agrigento Luigi Pirandello, uno degli scrittori e poeti italiani più amati e conosciuti di sempre. Vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1934. Grazie alla sua innovativa scrittura teatrale, è ricordato come uno dei più importanti drammaturghi del XX secolo. Secondo il suo pensiero, noto come “relativismo psicologico”, l’uomo nasce libero, ma successivamente il “Caso” interviene, ed egli, trovandosi in una società con ruoli definiti, è costretto a scegliere una parte, come in un copione predefinito, ed adattarsi ad essa.
Luigi Pirandello e il ”relativismo psicologico”: approfondimento
“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.
Luigi Pirandello
Il relativismo conoscitivo o psicologico pirandelliano nasce dall’opposizione tra la vita e la forma; esso si rivela in due sensi: orizzontalmente, ossia nel rapporto che l’uomo ha con gli altri individui, e verticalmente, nel rapporto che l’uomo ha con sé stesso. Ogni individuo è costretto dalla società che lo circonda a seguire una parte, entrando in contrasto con la sua vera indole; è così che inizia ad indossare una maschera e a non manifestare più il suo io interiore.
“La civiltà vuole che si auguri il buon giorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo; ed essere bene educati vuol dire appunto esser commedianti”.
Luigi Pirandello
Ciò che salva l’uomo, che gli permette di tornare al suo io e di rompere gli schemi sociali, è il Caso. Quest’ultimo, come accade a Mattia Pascal nell’omonimo romanzo, porta alla liberazione che però comporta la rinuncia alla vita vissuta come nella forma precedente. L’uomo, inoltre, essendo un “commediante”, indossando cioè una maschera, difficilmente può essere capito e capire gli altri individui. Ogni uomo, infatti, cela molteplici personalità complesse.
“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente, le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!”
Luigi Pirandello
Ogni uomo crede di custodire la verità, pensando che l’opinione dell’altro individuo, di conseguenza, sia errata. Questo porta alla mancanza di comunicazione, e dunque, all’isolamento. L’uomo ha un profondo senso di solitudine che lo porta non solo all’allontanamento dagli altri, ma anche da sé stesso. Tale concezione trova la sua esplicazione letteraria nell’opera “Uno, nessuno, centomila”: “uno” perché ciascun essere crede di detenere doti particolari, di essere unico; “centomila” per le tante maschere e personalità che l’essere detiene quante sono le persone che lo giudicano; “nessuno” perché cambiando centomila personalità l’uomo non è mai realmente sé stesso. La soluzione a tutto ciò? L’ironia. L’uomo non può rassegnarsi alla sua maschera, ma la accetta con un atteggiamento ironico ed umoristico.
“Sapete che cosa significa amare l’umanità? Significa soltanto questo: essere contenti di noi stessi. Quando uno è contento di sé stesso, ama l’umanità”.
Luigi Pirandello
Giusy Celeste