Davanti alle immagini delle donne ucraine e russe che combattono in guerra, è impossibile usare l’espressione sesso debole. Anche se a livello diplomatico vediamo sedere nei grandi palazzi e presenziare nelle videoconferenze solo individui di sesso maschile, sul campo di battaglia, dove si gioca veramente la vita, ci sono anche loro: le femmine.
Il volto femminile di un evento tradizionalmente maschile
Se potessi fare l’esercito della libertà con le sole donne, sarei sicuro di vincere la guerra in un anno e ancora Forse le donne sono fisicamente più deboli, ma moralmente hanno una forza cento volte più grande. Si esprime così Oriana Fallaci ne “Il sesso inutile. Viaggio intorno alla donna”.
Da quanto il mondo ha visto la luce esistono le guerre, e da quando esistono le guerre l’uomo è considerato il prototipo di combattente. Tuttavia, sia in passato che oggi, le donne hanno un ruolo fondamentale nei conflitti. Che siano combattenti, profughe, protestanti oppure persone comuni, esse entrano in contatto con il meccanismo malato della guerra e lo modificano, sia materialmente, con le armi, che concettualmente, con il pensiero. A dimostrazione di ciò gli eventi che si stanno verificando nella crisi ucraina, che vedono anche protagoniste donne. Esse si battono per la libertà, abbiano esse un fucile tra le braccia o un cartellone tra le mani.
In contrasto con il pensiero dominante degli scorsi secoli, le donne si mostrano pronte ad agire in qualsiasi ambito, senza distinzioni con il sesso maschile. La dimostrazione di un cambiamento nel paradigma sociale che vede l’uomo protagonista di territori professionali come quello militaresco. Dagli anni Sessanta, periodo in cui il femminismo si è affacciato nella vita degli uomini (uomini intesi come esseri viventi), c’è stato un progresso notevole nei diritti delle donne. Però, pensarle al fronte, è ancora difficile, benché ciò non sia una novità. Infatti, già nella Seconda guerra mondiale, il mondo femminile aveva iniziato ad emanciparsi da quel modello che le vedeva relegate in cucina o in casa, a compiti di secondo ordine. Esse diventano partigiane, proprio come la sopracitata Oriana Fallaci, che accanto al padre perseguiva la sua opera di opposizione al fascismo.
Donne in prima linea
Maria Zakharova, anni 46, ruolo: portavoce del Ministro degli Esteri russo. Giornalista fino al 2015, la BBC in passato l’ha inserita tra le 100 donne più influenti del mondo.
Iryna Vereshchuk, anni 43, ruolo: vicepremier ucraina. La donna, che è stata per 5 anni ufficiale nell’esercito, ricopre ora il ruolo di vicepremier e di Ministro dei Territori temporaneamente occupati e degli Sfollati interni.
Elvira Nabiullina, anni 58, ruolo: governatrice della Banca centrale russa. Probabilmente contraria all’invasione voluta da Putin, è stata inserita più volte da Forbes nella classifica delle donne più influenti del mondo.
Marina Ovsyannikova, anni 44, ruolo: giornalista. Nota per la sua protesta in diretta sul primo canale televisivo russo, di lei si sono perse le tracce.
Queste sono solo quattro delle migliaia di donne che adesso si trovano in Ucraina e in Russia a districare i fili della guerra.
Michela Foglia
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