Madame Tussaud, quando la cera diventa opera d’arte

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Di Stefano Delle Cave

Nello spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale la cui arte è arrivata fino a noi ed oggi costituisce un brand di fama mondiale. La donna è Madame Tussaud e questa è la sua storia

Madame Tussaud e l’arte della ceroplastica

LetteralMente Donna è dedicata a Madame Tussaud, fonte medium.com
Madame Tussaud, fonte medium.com

“In questi giorni nessuno può considerarsi popolare, se non è stato immortalato da Madame Tussaud in Baker Street”.

È quanto scrisse, come riportato da Vanilla Magazine, la rivista satirica inglese Punch poco dopo la morte di Madame Tussaud. In questo breve estratto si parla ovviamente delle celebri sculture di cera, alcune delle quali ancora esistenti, realizzate dalla famosa scultrice francese che riuscì a costruire attraverso l’arte della ceroplastica le basi di un vero e proprio impero. Un’arte che nel diciottesimo secolo era da un lato divenuta molto popolare per la facilità di reperire e modellare la cera che poteva offrire agli spettatori effetti realistici mai visti.

Dall’altro era considerata un’arte minore e meno nobile della scultura ma non questo non una buona fonte di guadagno come aveva già dimostrato le opere nel 700′ londinese di Catherine Andras. Quello che però realizzò Madame Tussaud fu qualcosa di completamente innovativo nella sua epoca che lei stessa definì nelle sue “Memorie” un servizio pubblico in cui si mescolavano informazione e intrattenimento.

Il dottor Curtius e la rivoluzione francese

La persona che cambiò la storia di Madame Tussaud quando ancora si chiamava Marie Grosholtz fu un medico svizzero, di cui la madre era governante. Si chiamava Philippe Curtius, ed era appassionato di ceroplastica. Che utilizzava per scolpire i modelli da usare nelle sue lezioni di anatomia. Fu lui infatti ad insegnare quest’arte alla giovane Marie, che divenne ben presto un vero e proprio lavoro per Curtius. Questi, infatti, lasciò la professione medica per dedicarsi alle mostre di statue di cera da lui realizzate. Statue che venivano inserite in apposite scenografie per rendere le riproduzioni ancora più reali. La Tussaud si distinse subito: realizzò statue di Russeau e Voltaire per poi diventare famose per la realizzazioni di maschere di defunti e di condannati a morte.

Scrisse nelle sue Memorie che sedeva “sui gradini del patibolo con le teste insanguinate sulle ginocchia, osservandone le fisionomie, ansiosa di imprimere le effigie dei volti nella cera”. Tra le maschere più famose ricordiamo quella di Luigi XVI e di Napoleone Bonaparte. La Tussaud era molto brava in questo perchè riusciva ad osservare il defunto. Come per esempio la maschera di Marat, ritratto pochi istanti dopo la morte cogliendone perfettamente lo stupore o l’espressione dolente. Un fatto che le salvò la vita, quando durante la rivoluzione francese, a causa delle sue simpatie monarchiche, fu arrestata e condannata alla ghigliottina. Aveva già la testa rasata per l’esecuzione, come si usava all’epoca, quando fu graziata e assegnata alla creazione di maschere di cera di condannati a morte.

Il viaggio a Londra e l’entrata nel mito

Con la morte di Curtius e la fine della rivoluzione, la Tussaud fu costretta ad iniziare tutto da capo trasferendosi a Londra. Grazie alla su abilità e alla sculture in cera ereditate dal suo mentore non le fu difficile continuare i suoi lavori per la nobiltà e la borghesia inglese. Le sue mostre a Baker Street le diedero una fama notevole. Soprattutto dopo che ebbe l’autorizzazione di realizzare la statua in cera della regina Vittoria. Il trasferimento a Londra non le impedì inoltre di proseguire la sua attività di riproduzione dei condannati a morte e degli assassinii.

Allestì, infatti, appositamente una camera degli orrori, per soddisfare il debole per l’horror della società inglese in cui aveva raccolto tutte le sue opere, realizzate durante la rivoluzione francese. Ricostruiva inoltre in una camera speciale diverse scene realistiche di omicidio che erano fedeli riproduzioni di fatti reali. Si ritrovò così al termine della sua vita con una grandissima galleria di statue di nobili, notabili e assassini che costituì il nucleo primario di quello che sarebbe diventato il suo famoso museo delle cere.

Stefano Delle Cave

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