Mafia, scarcerato il boia di Capaci e del piccolo Di Matteo Giovanni Brusca

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Di Stefano Delle Cave

Dopo 25 anni di pena Giovanni Brusca è stato scarcerato. L’uomo che ha premuto il telecomando a Capaci ed ha ammazzato il piccolo Giuseppe Di Matteo è stato liberato. Si tratta di nuovo sconto della pena che sarebbe dovuta terminare nel 2022 dopo altri benefici ricevuti per aver collaborato con la giustizia.

Giovanni Brusca è stato scarcerato

La cattura di Giovanni Brusca, fonte †•PITBULL•†

Ha compiuto delitti atroci come la strage di Capaci in cui è morto Giovanni Falcone con la moglie e la scorta. Ha ucciso e sciolto nell’acido il piccolo Giuseppe di Matteo per punire il padre Santino reo di aver collaborato con la giustizia per avere sconti di pena. Eppure Giovanni Brusca è oggi un uomo libero dopo essere stato scarcerato 25 anni dopo il suo arresto nel suo covo ad Agrigento tra l‘indignazione dei familiari delle sue vittime.

“Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso”. Queste le parole con cui Maria Falcone, sorella di Giovanni, ha commentato la scarcerazione del famigerato boss di San Giuseppe Jato.

La collaborazione della giustizia

Giovanni Brusca è riuscito ad ottenere la sua scarcerazione dopo aver confessato numerosi delitti tra cui quello di Capaci. A questo si sono aggiunte clamorose rivelazioni anche nell’ambito della famosa inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia. Perciò aveva ricevuto i benefici previsti per i collaboratori ritenuti affidabili scontando, nonostante i gravi crimini commessi, solo 26 anni di carcere. Poi la fine pena anticipata ad ottobre 2021 ed infine la liberazione attuale come premio per la buona condotta.

Una clamorosa scarcerazione avvenuta un anno dopo che i giudici avevano respinto una sua richiesta di passare agli arresti domiciliari. Una decisione presa perchè si considerava “non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento“. Un interrogativo anche oggi sottolineato da Maria Falcone per cui “la stessa magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle rivelazioni di Brusca, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato. Non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue“.

Stefano Delle Cave