Il Mago di Oz: l’importanza di credere nelle proprie potenzialità

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Di Stella Grillo

Il mago di Oz - Photo Credits: web
Il mago di Oz – Photo Credits: web

Il Mago di Oz: per questo appuntamento della rubrica Letteratura per l’Infanzia, il celebre romanzo per ragazzi di L. Frank Baum Analisi e simbolismo di quella che non è solo una favola.

Il Mago di Oz: magia e umanità

Il libro, noto nel panorama della letteratura per l’infanzia, narra le avventure di Dorothy nell’incantato Paese di Oz. La bambina ed il suo cane Totò son travolti e spazzati via da un uragano che colpisce il Kansas, dove abita insieme agli zii in quanto orfana. Atterra nel Paese dei Ghiottoni, e, nell’atterraggio, distrugge l’abitazione della malvagia Strega dell’Est. La Buona Strega del Nord, si complimenta con Dorothy per averla sconfitta: le regala, così, le Scarpette d’Argento della strega defunta. Successivamente, le spiega di trovarsi nel magico paese di Oz dove esistono quattro streghe: due buone, di cui lei e la Strega del Sud, e due malvagie: la defunta Strega dell’Est e la Malvagia Strega dell’Ovest. Tuttavia, la ragazza, non sembra convinta ed esprime il desiderio di tornare dagli zii. Così, la strega, le consiglia di recarsi dal grande Mago di Oz, il più potente del paese. A questo proposito, le raccomanda di seguire la strada di mattoni gialli che la porterà dritta alla Città di Smeraldo, dove il mago risiede.

La Città di Smeraldo e l’incontro

Nel viaggio, Dorothy incontrerà tre personaggi: lo Spaventapasseri, il Taglialegna di latta e il Leone codardo. Decidono di accompagnarla nella speranza che il mago esaudisca anche i loro desideri; un cervello per lo Spaventapasseri, un cuore per il Taglialegna e il coraggio per il Leone. Dopo numerose peripezie, giungono a destinazione. Sono intimati ad indossare degli occhiali, per non rimanere accecati dalla luce verde che si espande per tutta la Città di Smeraldo; tuttavia, sono le stessi lenti dal colore verde a renderla tale. Il Grande e Terribile Oz, come lui stesso si definisce, riceve i suoi ospiti uno alla volta, mostrandosi ad ognuno con diverse sembianze. Promette sì di aiutarli, ma solo dopo aver sconfitto la Strega Cattiva dell’Ovest, che regna sul Paese dei Gialloni. Dopo vari ostacoli e avversari – l’esercito dei Gialloni, le Scimmie Alate, etc. – la strega mette in gabbia il Leone e smantella il Taglialegna e lo Spaventapasseri. Dorothy diviene sua serva ma non potendo farle del male per via del bacio della Strega del Nord, prova a rubarle le scarpette magiche: riuscirà a prenderne solo una ma, la bambina, le rovescerà addosso un secchio d’acqua che, inaspettatamente, distruggerà la strega liquefacendola.

Il Mago di Oz, una realtà inaspettata

Sconfitta la strega, i protagonisti decidono di far rientro alla Città di Smeraldo: dapprima, il mago, si prefigge di non volerli assolutamente incontrare. Ma, in seguito ad una minaccia di attacco delle Scimmie Alate, acconsente: con grande stupore, tutti si accorgono che non è altro che un timido vecchietto. Un ventriloquo approdato in città con la sua mongolfiera e stabilitosi nel regno. Ciononostante, riesce ugualmente a mantenere le sue promesse: infila un cervello di melma e spilli nello Spaventapasseri, un cuore di seta colmo di sabbia nel petto del Taglialegna, e somministra un cucchiaino di miele come elisir di coraggio, al Leone codardo.

Il mago di Oz, la Città di Smeraldo - Photo Credits: wikipedia
Il mago di Oz, la Città di Smeraldo – Photo Credits: wikipedia

Per la promessa di Dorothy, costruisce una mongolfiera per far rientro – lui con lei – in Kansas: ma al momento della partenza, per raggiungere il cane Totò, Dorothy non riesce a salire sulla stessa. Si rimetterà in viaggio presso la Città di Porcellana giungendo poi, al palazzo di Glinda, la Strega Buona del Sud, chiedendo il suo aiuto. Dorothy scoprirà di avere sempre posseduto gli strumenti per tornare a casa: le Scarpette d’Argento che possono portarla ovunque. Dopo un saluto commosso ai compagni di viaggio, batte per tre volte uno contro l’altro i tacchi delle Scarpette d’Argento e torna in Kansas.

Il Mago di Oz, una favola politica?

Molti studiosi, riguardo le varie analisi, interpretarono il libro come un’allegoria relativa agli eventi politici e sociali successi in America attorno al 1890. Baum non affermò né negò mai queste affermazioni. Ma, le teorie a riguardo furono abbastanza copiose:

  • Parabola sul Populismo: il libro come simbolo del crollo del movimento populista negli USA. Dorothy è il comune cittadino, il Taglialegna il lavoratore industriale, lo Spaventapasseri simboleggia gli agricoltori, il Leone Codardo il politico che predica bene ma non fa. Il Mago il presidente. Persino ”Oz” sarebbe l’abbreviazione di Oncia, rappresentante il dollaro. La Strega Cattiva dell’Est  la banca. Le Scimmie Alate: gli afroamericani; La strada di mattoni gialli, il sistema aureo. La città di Smeraldo è Washington. Il palazzo del Mago di Oz, la Casa Bianca.
  • Allegoria femminista: da notare come la protagonista sia una donna, ed anche le streghe. Mentre gli uomini, in qualche modo risultino manchevoli di qualcosa. Pare che la situazione non fosse un caso, in quanto, la madre di L. Frank Baum fosse proprio la suffragista Matilda Joslyn Gage. L’autore stesso fu portavoce dei diritti delle donne.

Simbolismo

Il Regno di Oz è il luogo dell’inconscio in cui, ognuno, rielabora le proprie esperienze personali. Dorothy al suo rientro, infatti, dopo aver raccontato la sua vicenda non è creduta da nessuno. Ma è anche il luogo dei valori, in cui si distingue il bene dal male, prendendo coscienza delle proprie personalità. E’ proprio durante la storia che la protagonista si troverà al cospetto di tre aspetti differenti della personalità: lo Spaventapasseri che desidera un cervello, è allegoria di leggerezza di pensiero e d’azione; il Taglialegna di latta che brama un cuore non è altro che l’incapacità di interessarsi a qualcosa, la mera apatia; il Leone che auspica il coraggio è invece l’uomo che non sa cogliere le occasioni volgendole a proprio vantaggio. Lo stesso Sovrano di Oz, rappresenta, invece, l’egoismo. Solo alla fine del testo tutte le personalità possono dirsi realizzate. La morale del libro di Baum, tuttavia, è una: credere in se stessi. A volte, semplicemente desiderando di essere una cosa, si cambia prospettiva ponendo le basi per diventare ciò che davvero si vuole essere.