“Mai insieme a te” è la storia di una testimonianza. Non parla di violenza, ma di come questa possa cambiarti la vita, costringendoti a vivere lontano da tuo figlio. La sua protagonista è Silvia, una donna che si è vista sfuggire una parte di a seguito di uno stupro di gruppo. Il frutto di questa brutta esperienza è un bambino, una vita che grida al mondo quanto accaduto. Una voce insopportabile per la protagonista che decide, così, di separarsi fin dalla nascita da quella creatura mai desiderata e di darla in adozione.
Immagini brutali di una scelta radicale, di difficile comprensione per quelle donne che un figlio lo hanno sempre desiderato. Eppure la donna di “Mai insieme a te” non ha altra scelta, se non quella di separarsi dalla testimonianza vivente della violenza subita. Il cortometraggio scritto e sceneggiato da Angela Failla racconta il dolore, le cicatrici indelebili della sua protagonista. Lo fa con garbo, rispettando le scelte di una donna a disagio con il proprio passato e tormentata dal presente.
Il dolore permane, fino a diventare insopportabile, provocando una reazione contrastante con l’odio iniziale provato per quel figlio. Ed è così che la protagonista, interpretata da Vanessa Gallipoli, decide di riallacciare i rapporti con il suo bambino. Lo fa in silenzio, osservandolo in quel parco di Palermo in cui si reca ogni domenica con la speranza di incrociare il suo sguardo. Un giorno Silvia si avvicina al piccolo e gli regala una bussola. La donna è finalmente vicina al figlio, ma non trova il coraggio di rivelargli di essere sua mamma.
Una storia toccante che deve far riflettere sull’irreversibilità che una violenza ha sulla vita di una persona e le da voce. “Mai insieme a te” è patrocinato dalla Ueci e dall’associazione no profit “Il comitato delle donne“, da anni in prima linea per sensibilizzare sulla difficile tematica. Il corto diretto da Giulia Galati è, invece, prodotto da Atom s.r.l.s ed Eugenio Siviglia. Insieme alla protagonista c’è Massimiliano Bono, giovane star del web alla sua prima esperienza davanti alla cinepresa.
Marta Millauro
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