Mai Stato Altrove: live @ Monk

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Di Redazione Metropolitan

Mai Stato Altrove è il nome d’arte di Gabriele Blandamura, cantautore romano classe 1986, impegnato a promuovere “Ragazzi Stupendi”, secondo album di studio uscito lo scorso novembre. Al Monk gioca in casa: la sala non è piena, ma quei ‘pochi ma buoni’ si fanno sentire con mani e voce. Il resto lo fa il suo pop avvolgente dalle venature malinconiche Soul/Gospel.

Sono da poco passate le undici quando Mai Stato Altrove sale sul palco, al termine del set di un duo acustico in apertura. L’ambiente è rilassato, l’atmosfera quella di una rimpatriata tra vecchi amici, con il Nostro di ottimo umore e prodigo fin da subito di ringraziamenti verso tutti coloro che hanno reso possibile musica/concerto: da coloro che hanno realizzato il suo ultimo album (Fabio Grande e Pietro Paroletti; co-fondatori con Gabriele ed Emanuele Mancini dell’etichetta indipendente romana Bravo Dischi), passando per il fonico di sala e naturalmente il pubblico presente.

Mai Stato Altrove: la copertina dell'album (PHOTO: meiweb.it).
Mai Stato Altrove: la copertina dell’album (PHOTO: meiweb.it)

Dietro e di fianco a Gabriele (impegnato al basso e alla chitarra elettrica oltre che al canto) troviamo il resto del gruppo: batterista e due tastieristi cui ‘spettano’ synth e piano elettrico, che alternano talvolta alla chitarra quando è necessario. Oltre a quella di discografico, aiuta l’esperienza del cantautore in qualità di conduttore radiofonico – al mattino al microfono di Radio Sonica – per spezzare con il parlato un paio di momenti di stasi dovuti a piccoli problemi tecnici.

Nonostante abbia calcato palchi di ogni tipo (lo ricordiamo: dal 2013 al 2016 Gabriele è stato bassista dei live per TheGiornalisti, staccandosi un attimo prima della grande fama), non fa il personaggio, non si atteggia né se la tira. Al contrario: notiamo con piacere una certa attitudine quasi anglo-sassone all’understatement, un approccio sempre molto quieto, educato, composto.

Il concerto dura un’ora: il set si articola nella proposta di entrambi gli album finora incisi, giusto il tempo necessario per eseguire un brano dopo l’altro nella successione migliore. “Ragazzi Stupendi” si rivela un lavoro più spontaneo, immediato del precedente (trattando tematiche profonde con sensibilità), meglio diretto e focalizzato e anche un poco più sintetico. Già all’ascolto avevamo notato grande cura per i dettagli, suoni e arrangiamenti. Densi oppure scarni a buon bisogno. Ritroviamo gli ingredienti anche dal vivo.

Mai Stato Altrove: la locandina del concerto di ieri sera (PHOTO: romaconcerti.it).
Mai Stato Altrove: la locandina del concerto di ieri sera (PHOTO: romaconcerti.it)

Tutto ruota intorno alla voce di Gabriele – dal registro alto, morbido, brillante – e al dialogo costante tra pianoforte ben riverberato e il synth, con la spina dorsale del beat della batteria a sostenere il tutto. Soul/pop tastieristico che riporta alla mente la migliore ‘black music’ contemporanea, con in più un gusto tutto italiano nel comporre melodie.

Ascoltiamo con piacere i brani preferiti: nel nostro caso, “Dentro un ricordo”, “I dischi” (forse la più applaudita e cantata giù in platea), “Non devo fare finta” e “Ragazzi Stupendi”. Ci sorprende la cover di Bugo di “Che diritti ho su di te” – un vecchio brano del ‘Beck italiano’ reduce dal disastro di Sanremo – riproposta per sola voce e chitarra acustica, sul palco in solitaria a luci basse. Il pubblico apprezza la scelta, così come tutto il resto del concerto.

In chiusura: gli aspetti che più colpiscono a livello testuale sono gli interrogativi, il dialogo che lungo l’ascolto dell’album si instaura con l’ascoltatore. E, a ben sentire, con una parte importante dell’artista stesso. C’è un senso di perdita, di crisi che fa capolino. Di crescita e cambiamenti, evoluzioni e riti di passaggio. Purezza perduta ma poi ritrovata, sublimata attraverso la maturità e la constatazione che ogni momento fa parte del nostro vissuto. Da qui la celebrazione lenta e sacra di una tristezza che si fa speranza e la fragilità che diventa consapevolezza. Auguriamo a Mai Stato Altrove riscontri sempre più incoraggianti.