L’ultima campagna di Maison Valentino ha destato molte critiche e offese nei confronti del modello che ne fa parte: Michael Bailey-Gates. L’uomo appare nella foto con i capelli sciolti, nell’intento di scavalcare una colonna, completamente nudo e con l’iconica borsa Roman Stud sul piede.
Valentino: le polemiche su Instagram
E’ bastato questo scatto per scatenare l’odio omofobo sul profilo social del modello e fotografo, poi diventato privato, e sull’account di Maison Valentino, costringendo Pierpaolo Piccioli, suo Direttore Creativo, a replicare dal proprio profilo personale.
“Dopo aver pubblicato questa foto su Maison Valentino, molte persone hanno reagito con commenti odiosi e aggressivi. Il mio lavoro è fornire la mia visione della bellezza in base al tempo che stiamo vivendo, la bellezza e chi consideriamo bello sono un riflesso dei nostri valori. Stiamo assistendo a un grande, enorme cambiamento nel genere umano. I movimenti di autocoscienza sono tutti guidati dalla stessa idea: l’evoluzione è possibile se l’uguaglianza è possibile, se è possibile l’inclusività, se i diritti umani sono difesi e la libertà di espressione è protetta e nutrita. L’odio non è un’espressione, l’odio è una reazione alla paura e la paura può facilmente trasformarsi in violenza, che può essere un commento o un’aggressione a due ragazzi che si baciano in una metropolitana. Dobbiamo opporci e condannare ogni forma di violenza, odio, discriminazione e razzismo, e sono orgoglioso di usare la mia voce e il mio lavoro per farlo, ora e per sempre. Questa foto è un autoritratto di un giovane uomo bello e il male è negli occhi di chi guarda, non nel suo corpo nudo. Il cambiamento è possibile, nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile ma io sono pronto ad affrontare le difficoltà, in nome della libertà, dell’amore, della tolleranza e della crescita“. Queste le parole del Direttore Creativo Piccioli.
Queste parole non lasciano spazio alla violenza e all’odio, come sancito nell’articolo 21 della Costituzione, la libertà di pensiero termina nel momento in cui si tramuta in discriminazione.
Giulia Di Maio