“Maledetto il giorno che t’ho incontrato”, Verdone perfeziona la sua poetica

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Di Redazione Metropolitan

Carlo Verdone ci presenta le nevrosi dell’italiano immerso nel traffico della vita, in continuo movimento, tra batoste e delusioni. Sommerso da ansiolitici per arginare il cuore spezzato, per colmare l’assenza di quel punto di riferimento che tutti necessitiamo. Con “Maledetto il giorno che t’ho incontrato“, il regista romano sancisce un nuovo inizio, lontano dalla sua Roma, perfezionando la sua poetica.

Carlo Verdone e Margherita Buy sono Bernardo e Camilla i protagonisti di Maledetto il giorno che t'ho incontrato - immagine web
Carlo Verdone e Margherita Buy sono Bernardo e Camilla i protagonisti di Maledetto il giorno che t’ho incontrato – immagine web

La trama: tra nevrosi e paure nasce un amore

Bernardo (Carlo Verdone) è un giornalista intenzionato a scrivere una biografia sconvolgente su Jimi Hendrix. Romano residente a Milano, viene lasciato di punto in bianco dalla sua fidanzata. Il suo debole ottimismo crolla e il critico musicale sprofonda nelle nevrosi di sempre. L’unica soluzione sembra essere l’aiuto di uno psicanalista.

E lì, sul pianerottolo del suo analista, Bernardo incontra Camilla (Margherita Buy), giovane attrice complessata. Tra i due nasce una bizzarra amicizia, tutta pillole, paure e confidenze. E dopo alti e bassi, la solidarietà e la comprensione reciproca si tramuteranno in un sentimento molto più profondo.

Maledetto il giorno che t'ho incontrato, una scena - photo credit: web
Maledetto il giorno che t’ho incontrato, una scena – photo credit: web

Il rock, la passione di Carlo

Carlo Verdone porta sullo schermo la sua passione per la musica (i vinili sono il suo unico vizio oltre al fumo). Il suo amore viscerale per il rock prende forma nel personaggio Bernardo, intenzionato ad indagare sul presunto omicidio di Hendrix. La colonna sonora è l’unica al mondo ad avere ben sei canzoni del cantante statunitense, a cui Verdone è particolarmente affezionato (su una parete della sua casa c’è la locandina dello storico concerto all’Astoria, dove Jimi esibì la sua prima carneficina della chitarra).

L’attore romano continua il tema musicale iniziato con “Borotalco”, dove il suo Sergio Benvenuti vendeva porta a porta le enciclopedie “I colossi della musica”. Lo stesso anno di “Maledetto il giorno che t’ho incontrato” sarà il dj Gregorio Sagonà nel film “Al lupo al lupo”. Quattro anni dopo è il musicista Romeo Spera in “Sono pazzo di Iris Blond”. È un ex produttore musicale fallito che vive nel retrobottega di un negozio di musica vintage in “Posti in piedi in paradiso”.

Maledetto il giorno che t'ho incontrato, una scena - photo credit: web
Maledetto il giorno che t’ho incontrato, una scena – photo credit: web

La poetica di Verdone, fuori dai confini romani

“Maledetto il giorno che t’ho incontrato” è la prima opera segnata dallo sconfinamento territoriale di Verdone. Il taglio del cordone ombelicale con la sua amata capitale. Il suo Bernardo è romano, ma lavora a Milano e cerca lo scoop tra Londra e la Cornovaglia. Una sorta di evasione che continua con il film “Perdiamoci di vista” (1994), che si conclude tra le strade (e tra i binari) di Praga. Mentre nel sopracitato “Sono pazzo di Iris Blond”, Carlo suonerà e si innamorerà a Bruxelles.

La poetica e la comicità verdoniana si universalizzano, prescindendo la città del racconto. La Milano dove Bernardo si è stabilito è popolata da abitanti afflitti da turbe ed egocentrismi, che sempre più spesso si vedranno nella filmografia di Verdone. Ma la commedia romantica e raffinata, sembra non accorgersi dello scenario e pare sempre più incentrata sul protagonista, e sulle persone a cui egli è legato.

Maledetto il giorno che t'ho incontrato, una scena - photo credit: web
Maledetto il giorno che t’ho incontrato – photo credit: web

Berni e Billa, comicità e tenerezza

La sceneggiatura, scritta da Verdone insieme a Francesca Marciano, vede una storia divisa in due parti ben distinte. Se nella prima parte i due protagonisti sono in balia delle loro psicosi, la seconda sembra essere quella liberatoria. Berni e Billa (entrambi iniziano a darsi nomignoli che sembrano suggerire una non indifferente complicità), fuori dai confini italiani, sembrano poter superare i loro blocchi e sentirsi finalmente “realizzati”. Questa volta, però, saranno la gelosia del nuovo compagno dell’attrice e il ritorno dell’ex di Bernardo ad intervenire. Ma oramai il dado è tratto. Tra i due è già amore.

La Marciano tornerà a collaborare con Verdone anche in altri film (“L’amore è eterno finché dura” e “Io, loro e Lara”, fra gli altri), mentre Margherita Buy farà parte del cast in “Ma che colpa abbiamo noi” (la miglior regia di Verdone negli anni duemila). L’attrice romana, nello scenario cinematografico italiano, è la più adatta alla comicità di Carlo. Il duo darà vita ad una coppia stravagante, avvolta in un proporzionato mix di comicità e tenerezza.

 Maledetto il giorno che t'ho incontrato, una scena - photo credit: web
Maledetto il giorno che t’ho incontrato, una scena – photo credit: web

Camei, premi e un’alchimia perfetta

Nel film, uscito nelle sale il 31 gennaio 1992, non manca un cameo d’eccezione: il musicista e recensore musicale Richard Benson (che in quegli anni impazzava nell’underground romano), qui nel ruolo di se stesso come conduttore di una trasmissione televisiva. Ma soprattutto a non mancare saranno i premi celebrativi. Oltre al Globo d’oro al miglior attore (Verdone) e alla migliore attrice (Buy), il film riceverà cinque David di Donatello (tra cui il premio alla miglior attrice non protagonista assegnato ad Elisabetta Pozzi, qui nel ruolo dell’ex di Bernardo).

Un film che convince, dall’inizio alla fine. Soprattutto per l’alchimia perfetta tra Verdone e la Buy, tale da dar vita ad una delle commedie sentimentali più godibili degli anni novanta. Capace di immergere lo spettatore nella diegesi del racconto. Perché anche voi, ne sono certo, in una delle tante sfuriate, avete azzardato un “Maledetto il giorno che t’ho incontrato!”. Senza mai davvero averlo pensato.

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