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Mangaka vs The (illegal) World: qualcosa si muove in Giappone

Quello della pirateria è un problema reale che investe praticamente tutti l’industria culturale dell’intrattenimento: sia esso audio, sia esso video, siano i prodotti piratati manga o anime. Le infinite possibilità del digitale e di internet non hanno fatto altro che ingigantire questo problema, trasformando il web in uno sterminato archivio dove reperire materiale illegale.

Due sono le parole magiche: gratis (ovviamente) e subito (prendiamo ad esempio le scan di un manga, le quali permettono la visione di un capitolo mesi prima che esca il volume)

I mangaka dicono basta!

Sono forse i mangaka le “vittime” che più stanno alzando la testa lamentandosi di questo problema. Realizzare un manga, anche un solo capitolo, è un lavoro estenuante, nonostante gli aiuti della tecnologia. Il carico di lavoro aumenta soprattutto con l’aumentare del successo dell’opera, questo perché le case editrici e di produzione man mano che cresce la fama di una nuova creazione si fanno sempre più esigenti per rispondere alle richieste del mercato e dei fan.

Detto questo è facile, pur essendo un lettore, schierarsi dalla parte di chi realizza certi contenuti e comprendere perché l’illegalità stia stancando, soprattutto psicologicamente, più di un autore, fino a fargli dichiarare apertamente il desiderio di impedirne la lettura. Questo tipo di affermazione, che sembrerebbe sacrosanta, in realtà è molto più forte di ciò che sembra: nel mondo odierno la ridondanza, la visibilità di un’opera è benzina nel motore del successo della stessa, un autore, paradossalmente, necessita di tutto il consenso possibile, un consenso che, ahimè, proviene anche da chi lo segue illegalmente soprattutto fuori dal suo territorio nazionale e come detto, l’illegalità è oggi un potente mezzo di diffusione immediata di un’opera. Oggi leggo la scan illegale, domani compro il volume… Un autore affermato già guadagna abbastanza per chiudere un occhio, ma per un autore emergente spesso i sacrifici non sono ripagati dalle vendite “legali”. L’equilibrio è più che precario.

Photo Credits: dday.it

La legge contro la pirateria

La notissima casa editrice giapponese Shueisha (Dragon Ball, One Piece, Naruto, per citare “solo” alcune opere), assieme ad altre case editrici nipponiche, ha iniziato tempo fa una vera e propria campagna consumatrice nei confronti di quei profili social che condividono in anteprima contenuti sotto copyright, applicando la nuova legge varata di recente, anzi, aggiornata di recente. In precedenza la legge sul copyright puniva solo il download di musica e video, mentre la nuova normativa si estenderà punendo anche coloro che scaricano manga, riviste e lavori accademici condivisi illegalmente. Si tratta pertanto di un’aggiunta “editoriale”. La suddetta legge colpirà anche tutte quelle pagine web che forniscono i link tramite i quali scaricare il materiale illegale, i cosiddetti siti leech

Rieduchiamo i lettori

Non solo pene per combattere l’illegalità, ma anche iniziative squisitamente culturali. Interessantissima quella del CODA (Content Overseas Distribution Association, ossia l’Associazione per la distribuzione di contenuti Oltreoceano), un organismo che ha come mission quella di ridurre il fenomeno della pirateria a livello mondiale. Il progetto si chiama Manga Anime Guardian Project e consiste nella pubblicazione di una serie di manga (16) tutti incentrati proprio sul tema della violazione del copyright ad opera di noti mangaka come ad esempio Mine Yoshizaki (Keroro) e Akira Akatsuki (Medaka Box).

Dario Bettati

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