Domani mattina, a partire dalle 9.30, l’Aula di Montecitorio inizierà a prendere in esame la manovra finanziaria 2018. L’inizio del voto è previsto per le 14. Prima della Vigilia di Natale il Senato darà l’ok definitivo.
La Manovra, tutt’ora al vaglio della Commissione alla Camera, ha subito alcune modifiche e correttivi. Il canone RAI resterà di 90 euro per tutto il 2018, così come il Bonus Bebè, per il quale è saltata l’estensione. E’ stata innalzata a 4.000 euro la soglia per cui i figli minori di 24 anni rimangono a carico dei genitori. Capitolo enti locali: è stato istituito un fondo per l’abbattimento degli abusi edilizi e verranno stanziati incentivi per i comuni per l’installazione di lampioni a basso consumo energetico. Verranno anche istituite Zone Logistiche Semplificate in alcuni porti, per sviluppare la concorrenza marittima. In alcune Regioni (da definire) verranno sperimentate le farmacie dei servizi: nella sostanza potranno fornire alcune tipologie di assistenza domiciliare e si potranno prenotare visite specialistiche.
Un’importante novità interessa la web tax, che non sarà applicabile all’e-commerce. I proventi dei giganti del web scenderanno al 3% (invece del 6% deciso al Senato), tuttavia l’abolizione del credito d’imposta consentirà un gettito maggiore, circa 190 milioni rispetto ai 114 stimati da Palazzo Madama, a quanto detto dal promotore dell’emendamento Francesco Boccia (PD).
Sul tema lavoro, la mancanza di un accordo politico ha fatto saltare gli emendamenti proposti. La durata massima dei contratti a termine non verrà ridotta 24 mesi dai 36 previsti. Saltata anche la stretta sui licenziamenti: ritirato l’emendamento che portava da 4 a 8 le mensilità minime da pagare al lavoratore licenziato senza giusta causa.
Mattarella: la legislatura è finita.
Parlando al Quirinale, durante il consueto incontro con le istituzioni per gli auguri natalizi, il Presidente della Repubblica ha dichiarato:
«Questo tradizionale appuntamento si colloca, per sua natura, in un crocevia temporale, che induce al confronto tra il bilancio dell’anno trascorso e le prospettive dell’immediato futuro. Un confronto reso ancor più impegnativo e stringente dall’approssimarsi del termine della legislatura e dal processo elettorale che sta per avviarsi».
Quindi dopo la Manovra Sergio Mattarella provvederà allo scioglimento delle Camere, dando inizio all’iter procedurale verso le elezioni. Presumibilmente si andrà alle urne il 4 marzo. Come previsto, non ci sarà tempo per discutere dello ius soli.
Il Capo dello Stato ha aggiunto che «Le elezioni rappresentano sempre il momento più alto della vita democratica, da affrontare sempre con fiduciosa serenità: il loro ritmo, costituzionalmente previsto, è fisiologico in qualsiasi ordinamento democratico» – invitando i partiti a riflettere per il futuro dell’Italia.
«Il prezioso assetto pluralistico che ci assegna la nostra Costituzione suggerisce e richiede consapevolezza dell’interesse generale. La sua piena attuazione passa anche attraverso il doveroso concorso di ciascuno alla vita istituzionale e sociale della Repubblica. Questa diffusa e comune responsabilità repubblicana, oggi, impone il dovere di riflettere sul crinale storico in cui ci troviamo per definire un’idea del nostro Paese nel futuro».
Gli schieramenti in campo
E’ notizia di oggi la formazione del gruppo centrista Noi per l’Italia, che confluirà nella coalizione di centrodestra. Ne fanno parte l’ex ministro per gli affari Regionali Enrico Costa, Raffaele Fitto, Saverio Romano, l’ex Sindaco di Verona Flavio Tosi, il segretario di Scelta Civica Enrico Zanetti e Maurizio Lupi, “tornato a casa” dopo lo scioglimento di AP.
“Noi con l’Italia vuole essere una formazione politica di centro alternativa ai populismi e agli estremismi che crede in una Europa unita e solidale, che vuole promuovere un programma politico di solidarietà e coesione territoriale” ha dichiarato Romano.
Fuori dalla lista Energie per l’Italia di Stefano Parisi, il quale ha affermato che il suo gruppo non ha aderito alla cosiddetta quarta gamba del centrodestra perché ritiene che «Non servono cartelli elettorali di palazzo composti da chi ha governato fino a oggi con la sinistra».
E’ prevista invece per venerdì 22 la “discesa in campo” di Laura Boldrini. A Roma, alla Fondazione Cerere, è previsto in incontro con la stampa in cui la Presidente della Camera annuncerà il suo appoggio a Liberi e Uguali.
Ma sullo scenario politico di oggi fa rumore quanto pubblicato da La Stampa: il candidato premier del M5S Luigi Di Maio sarebbe disposto a un dialogo con il Partito Democratico dal giorno dopo le elezioni, a patto che Matteo Renzi non sieda sull’altro lato del tavolo.
Marco Toti.