Il 4 novembre del 1946 Robert Mapplethorpe nasceva a New York. Il suo gusto estetico ha cambiato la storia della fotografia, lasciando il segno di una creatività unica. Confrontandosi con grandi celebrità del suo tempo come Andy Warhol e Patti Smith, lo sguardo di Mapplethorpe ha segnato la sua epoca e le generazioni a seguire.
Una vita fatta di eccessi e provocazioni, costellata di una costante ricerca di rompere i canoni sociali e i cliché. Annullando la linea di confine tra arte e pornografia, i temi che più ricorrono nei suoi scatti sono infatti legati alla comunità sadomasochista e alla cultura omosessuale di New York, di cui lo stesso Mapplethorpe faceva parte.
Robert Mapplethorpe, umanità e vegetazione
Nel corso della carriera, stroncata dalla morte a causa dell’AIDS nel 1989, la cifra stilistica di Mapplethorpe si è contraddistinta per i suoi soggetti. Figure scolpite che emergono dal buio come apparizioni, corpi statuari, incastri perfetti di linee e sguardi. Elementi sensuali intriganti ma mai volgari.
Questa indagine sul corpo e l’eros ha condotto l’artista nell’olimpo dei creativi. Eppure ci sono dei soggetti che lo hanno appassionato molto e che tuttavia sono meno noti tra tutti i suoi lavori. Si tratta dei fiori.
Il corpo dei fiori
Nel 1986 Mapplethorpe scoprì di essere sieropositivo. Da quel momento voltò lo sguardo alla vitalità dei decenni precedenti, per dedicarsi alle nature morte che proprio attraverso i fiori esprimevano tutta la caducità della vita. Questo grande artista riuscì a trasporre sulla pellicola l’essenza più sensuale di papaveri, calle e tulipani. I fiori, organi riproduttivi delle piante, si stagliano sul fondo scuro. Le loro corolle candide o screziate, lisce o rugose, raccontano i vezzi della vegetazione.
È il gioco della seduzione che nelle forme e nelle licenziosità ricorda tanto quello umano. Secondo Germano Celant, che al fotografo ha dedicato la monografia “La ninfa fotografia” edito da Skira, questo cambiamento di soggetto fu un chiaro sintomo
di una condizione fisica e corporale che va diventando impartecipe e cristallizzata
di Flavia Sciortino
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