Maria Amato, chi è la moglie di Bud Spencer: “Per 56 anni siamo stati due opposti”

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Di Redazione Metropolitan

Maria Vasaturo, che dal padre Giuseppe (produttore cinematografico) ha ereditato il nome d’arte Amato, è stata la moglie di Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, per più di cinquant’anni. I due si sposarono il 25 febbraio 1960 presso la chiesa di San Giovanni a Porta Latina, ma si erano conosciuti ben quindici anni prima: “Non è stato un amore a prima vista. Lui entrò a un certo punto nel giro dei miei amici. Ci vedevamo al Pincio, e nessuno di noi aveva la macchina. Nessuno tranne lui, che le vendeva, le macchine americane”, ha ricordato Maria Amato a Repubblica qualche anno dopo la morte del marito. Da giovane Carlo “era bello, tanti anni di sport agonistico gli avevano regalato un fisico pazzesco, faceva una vita interessante”. In tanti anni insieme Maria ha cercato di cambiarlo, ma senza successo: “Per fortuna non sono riuscita a cambiarlo. Lui rimase sognatore, io realista, io attaccata alla logica, lui manco p’a capa…”.

Maria Amato, chi è la moglie di Bud Spencer

Un amore nato per caso, tra due persone che più diverse non si poteva. Un amore durato più di cinquant’anni tra la figlia adorata e schiva di un protagonista del grande cinema italiano e il bel ragazzo della borghesia napoletana destinato a diventare un’icona del grande schermo. Maria Vasaturo, che dal padre ha ereditato il nome d’arte Amato, comincia a raccontare cosi, a tre anni dalla scomparsa del marito, la sua storia con Carlo Pedersoli, che in arte si era voluto chiamare Bud Spencer, in omaggio a una birra e a Spencer Tracy. Ogni angolo del salotto di casa, una casa borghese nel cuore di Roma nord, è segnato da ricordi, fotografie, libri, targhe, statuette, persino da una costruzione in Lego che parlano dell’uomo che ha dato un volto – e una barba – a personaggi amatissimi dal pubblico in ogni parte del mondo. Il gigante buono di una coppia che con Mario Girotti, in arte Terence Hill, ha riscritto con ironia gli standard del western prima, e del poliziesco poi. In barba ai critici, ma sempre da campioni al botteghino.

Dal matrimonio di Maria Amato e Bud Spencer sono nati tre figli: Giuseppe, nel 1961, Cristiana, nel 1962, e Diamante, nel 1972 (nota anche con il nome d’arte di Diamy Spencer). La terza figlia ha recitato con il padre in “Superfantagenio” di Bruno Corbucci e “Un piede in paradiso” di E.B. Clucher. Lo scorso anno la figlia Cristiana ha pubblicato il libro “Bud. Un gigante per papà”, una raccolta di memorie private: “Ho sentito la necessità di mettere per iscritto i ricordi di mio padre, per tramandare questa sua vita avventurosa, più avventurosa di quella che viveva nei film, ai miei figli e ai miei nipoti. Ma anche ai fan, che sono la più grande eredità che ci ha lasciato papà”, ha raccontato Cristiana Pedersoli a Il Messaggero. La morte di Bud Spencer, avvenuta il 27 giugno 2016, è stata annunciata dal figlio Giuseppe: “Papà è volato via serenamente alle 18.15. Non ha sofferto, aveva tutti noi accanto e la sua ultima parola è stata “grazie”…”.

“È incredibile cosa è stato capace di fare. I fan mi scrivono cose che mi commuovono. E la mostra che il 13 settembre apre a Palazzo Reale di Napoli, la sua Napoli, nasce dall’idea di raccogliere anche le testimonianze di affetto che ci arrivano da tutto il mondo, foto, biglietti… Ci sono statue di Carlo sparse in non so quante città. Si sarebbe stupito di certe santificazioni, non si è mai sentito un mito, anche se credeva molto in quello che faceva per il pubblico. Penso che la chiave di tutto sia forse nell’aver fondato un genere, anche grazie a registi come Colizzi e Marco Barboni che con Lo chiamavano Trinità… inventò un western del tutto nuovo. Fino ad allora il western, quello americano ma anche quello splendido di Leone, Corbucci e Castellani, produceva personaggi e storie con molta violenza. Barboni la smitizzò. Quando Carlo e Mario menavano forte, con colpi che ripetevano quaranta, cinquanta volte, quelli si rialzavano e magari Bud e Terence gli davano una pacca sulle spalle…”.