Mario Elie e “The Kiss of Death”

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Nella storia della NBA ci sono momenti che rimangono impressi nella nostra memoria. Nella storia recente il buzzer beater di Kawhi Leonard, “The Block” di Lebron o “The Shot” di Allen sicuramente saranno parte di quel bagaglio che trasmetteremo alle generazioni future. Se facciamo un salto indietro di 25 anni però, non possiamo assolutamente dimenticare la tripla in gara 7 di Mario Elie passata alla storia come “The Kiss of Death“.

Un’Odissea memorabile

Gli Houston Rockets sono i campioni in carica ma sono arrivati solamente sesti nella regular season. Al primo turno compie un clamoroso upset in 5 gare (al tempo il primo turno si giocava al meglio delle 5) sui Jazz di Stockton e Malone. Gli stessi Jazz che un paio di anni più tardi andranno a un Michael Jordan dal laurearsi campioni del mondo. Al secondo turno ci sono i Phoenix Suns di “Sir” Charles Barkley, arrivati secondi nel selvaggio West dietro solo ai San Antonio Spurs. La serie sembra indirizzata proprio verso i Suns che nella capitale dell’Arizona vincono entrambe le partite. Si vola in Texas e Houston vince gara 3 ma perde gara 4. A questo punto il passaggio del turno per Phoenix sembra solo una formalità dato che nessuno negli ultimi 13 anni aveva ribaltato una serie di playoff sotto 3-1. Ma siamo in america la terra dei sogni e delle opportunità e Houston pareggia la serie e vola a Phoenix per raggiungere la conference Finals.

Right place, right time

Mario Elie esulta dopo aver segnato la tripla della vittoria contro i Phoenix Suns (photo credits: JEFF HAYNES/AFP/Getty Images)

La partita si gioca punto a punto e ai colpi di Kevin Johnson, 46 punti, rispondono Olajuwon e Drexler con 29 a testa. 110-110 è il risultato a meno di un possesso dal gong finale e Houston ha la palla in mano. Rimessa laterale nella propria metà campo e Smith a causa della pressione dei Suns è costretto a scaricare su Horry. Robert riceve fa un palleggio e dall’altra parte del campo trova Mario Elie solo che non ci pensa due volte e lascia partire il tiro. Segna la tripla che porta i suoi sul +3 a 7,1 secondi dalla fine e nell’esultare lancia un bacio alla panchina ghiacciata di Paul Westphal. Poco importa se fino a quel momento “Super-Mario” ha segnato un solo canestro dal campo e sbagliato due triple, perché nella NBA è fondamentale farsi trovare pronto.

Il secondo titolo

Hakeem Olajuwon e Shaquille O’Neal lottano a rimbalzo in gara 1 delle Finals 1995(Photo credits: Fernando Medina/NBAE via Getty Images)

Questo tiro svolta radicalmente la stagione dei Rockets che si impongono per 4-2 sugli Spurs dopo essere stati sopra 2-0 fuori casa, rimontati e chiuso la serie in gara 6. In finale con i Magic di Hardaway e Shaq non c’è storia: 4-0 secco e Olajuwon MVP delle Finals. Houston conquista così il secondo titolo consecutivo sfruttando pienamente l’assenza di Jordan nella lega (anche se in realtà era rientrato a marzo del 1995). Inoltre diventa la prima e fin’ora unica squadra nella storia a vincere un titolo arrivando sesta nella stagione regolare. Ma se quella tripla non fosse entrata probabilmente oggi Charles Barkley avrebbe un anello al dito, oppure la dinastia Spurs sarebbe cominciata con 4 anni d’anticipo. Anche un bacio può cambiare la storia del basket.

Lorenzo Mundi

per ulteriori aggiornamenti sul mondo del basket, clicca qui
seguici sulla nostra pagina Facebook
per tutte le news iscriviti a Metropolitan Magazine