Quella di Lina Wertmuller è stata una vita ricca di incontri straordinari e di arte. L’incontro con Giancarlo Giannini rappresentò un sodalizio irripetibile e fortunatissimo che portò a far registrare incredibili successi del calibro di ‘Mimi metallurgico ferito nell’onore’, ‘Film d’amore e d’anarchia’, ‘Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto, ‘Pasqualino Settebellezze’, ‘La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia’. Radio, prosa e varietà completavano il vasto curriculum Lina Wertmuller che si è portata dietro una interessante eredità grazie anche al nipote Massimo, anche lui attore celebre. Proprio lui ha svelato che la donna non voleva essere chiamata zia la semplicemente Lina. Grazie alla sorella del padre, Massimo Wertmuller ha potuto respirare sin da piccolo l’aria del cinema di alto livello che lo ha poi influenzato nel corso della sua carriera

Massimo Wertmüller la carriera tra cinema e tv

Sempre nel 1978 Massimo Wertmüller ha debuttato al cinema con il film “La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia”, con la regia della zia Lina, che lo ha diretto anche in “Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada” (1983) e “Sotto.. sotto.. strapazzato da anomala passione” (1984), “Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico” (1986), “In una notte di chiaro di luna” (1989) e nel film tv  “Francesca e Nunziata” (2001), andato in onda su Canale 5. Tra i suoi ruoli in televisione, ricordiamo il commissario Giorgio Pettenella nella serie “La squadra”, il generale Abrami nella serie “RIS Roma” e Goffredo Collina in “Squadra Antimafia 7”. È apparso anche nelle fiction “È arrivata la felicità” e “Che Dio ci aiuti”. Nel 2018 si è sposato con l’attrice Anna Ferruzzo.

Il nipote Massimo e il rapporto con la zia Lina Wertmuller: l’aneddoto inaspettato

In occasione della scomparsa della zia Lina, Massimo Wertmuller si è lasciato andare a un ricordo sul rapporto che aveva con lei: “Non voleva che la chiamassi zia, si arrabbiava moltissimo – sono le sue parole riportate dal ‘Corriere della Sera’ -. Semplicemente Lina. Ricordo le feste, Natale, Capodanno, i pranzi, le cene nella casa di Fregene, che insieme a quella dietro Piazza del Popolo era il suo nido”.

L’uomo non può che esserle riconoscere per i risultati che ha ottenuto nella sua carriera da attore: “Era fantastica. Mi ha insegnato la regola base di questo mestiere: prepararsi, studiare, leggere, essere curiosi, curare i dettagli. Fare la gavetta. Come nipote nessuna scorciatoia, anzi sul set il primo ‘vaffa’ che volava era per me”.

La sua perdita è certamente importante per il cinema italiano: “Non vedo eredi. Per me Lina è l’ultima dei giganti, come Gigi Proietti, Gigi Magni, portatori di un’idea popolare e profonda di cultura, Quando vanno via persone così va via un mondo. Io piango insieme la grande intellettuale e la zia. Mi tengo stretti i ricordi personali” – ha concluso.