Era l’ottobre del 2019 quando Fabio Concato ha dovuto dire addio all’amato fratello Massimo Piccaluga e da allora sono passati ormai quasi due anni ma sicuramente quello è un vuoto che non si può colmare con niente soprattutto in questo periodo complicato e di solitudine. Fu proprio il cantante a rivelare ai fan il suo enorme lutto e anche il dolore provato in quel momento ma senza mai rivelare la vera causa della morte dell’amato fratello. Al suo profilo Facebook ha affidato questo pensiero: “Buongiorno cari amici. Voglio ringraziarvi tanto per essermi stati vicini in questi giorni dolorosi; la vostra partecipazione mi è stata di grande conforto e sono certo che Massimo – era felice quando leggeva I vostri pensieri, specialmente se lusinghieri nei miei confronti – vi ringrazierebbe allo stesso modo: lo faccio io per lui! Vi abbraccio”. Da allora non ha più parlato di quanto è accaduto ma le cose potrebbero cambiare a Oggi è un altro giorno visto che l’artista sarà lì ospite nel pomeriggio.
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L’artista ha perso il fratello Massimo Piccaluga. “Buongiorno cari amici. Voglio ringraziarvi tanto per essermi stati vicini in questi giorni dolorosi; la vostra partecipazione mi è stata di grande conforto e sono certo che Massimo – era felice quando leggeva I vostri pensieri, specialmente se lusinghieri nei miei confronti – vi ringrazierebbe allo stesso modo: lo faccio io per lui! Vi abbraccio. fabioC”.
Questo il post pubblicato dal cantautore, esprimendo il dolore per la morte di Massimo. Fabio Concato è il nome d’arte derivato dallo pseudonimo del padre e dal cognome della nonna. Il vero nome è infatti Fabio Bruno Ernani Piccalunga e lui e Massimo sono nati da Luigi Piccaluga, il noto chitarrista ed autore jazz noto come Gigi Concato.
Il fratello di Fabio Concato era figlio dei cantanti lirici Nino Piccaluga e Augusta Concato. L’arte scorre nelle loro vene ma mentre Fabio si è dato alla musica, Massimo era anche uno scrittore e proprio un anno prima della sua morte è uscito il suo ultimo romanzo, “Il tenore in bicicletta”, storia di un trovatello nella Milano del primo Novecento. Nella sua bibliografia troviamo anche libri come “La famosa società Morimbene” e “Cose che non si fanno”.