“Chi disse, ‘Preferisco avere fortuna che talento’, percepì l’essenza della vita”. Il buon vecchio libertino Woody Allen, dosa bene casualità della vita e volontà, sesso e amore. Una rete da tennis e le sue maglie, fanno da spartiacque nel campo da gioco. Dove una pallina rimbalza, cade, voluttuosa come i sentimenti. Torna l’accogliente notturno campo da tennis del vecchio film “Sabrina” con Humphrey Bogart e Audrey Hepburn; o quello misterioso e ardente de “Il giardino dei Finzi Contini“. In “Match Point” stasera in tv avidità, lussuria, denaro e fortuna: “..ma un bravo bambino ordina sempre cose modeste”.
Delitto e fastidio
Per la prima volta l’emblematico regista americano, lascia l’abituale cornice di New York e Manhattan, forse troppo cara anche per un suo film. Perché la casa di produzione BBC Films detta legge: il finanziamento avverrà se si girerà a Londra, con attori e operatori britannici, non a Hamptons. E lui scrive la sceneggiatura adeguandola alla fumosa e cupa Londra, ambientazione che porterà anche nei successivi “Scoop” e “Sogni e delitti“. Allen crea un film drammatico, che in molti vogliono accostare al suo “Crimini e misfatti” (1989), con l’uccisione, in entrambi, di un’amante scomoda. Vicino anche a “Un posto al sole” (1951), con Montgomery Clift, Shelley Winters e Elizabeth Taylor. E “Match Point“, sarà un sottile thriller che vanta ispirazioni e citazioni letterarie, da “Delitto e castigo” di Fedor Dostoevskij che il protagonista legge nel film, a “Una tragedia americana” di Theodore Dreiser, e “Bel Ami” di Guy de Maupassant. Citato Sofocle e la sua massima: ”non veder mai la luce, questo forse è il più grande dono”. Mentre riecheggia un po’ di Shakespeare, quando il protagonista è ‘assalito’ dai fantasmi delle sue vittime.
Chris Wilton, (l’affascinante attore irlandese Jonathan Rhys Meyers), è di modeste origini, campione di tennis ma non in grado di affermarsi a livello agonistico. E viene assunto come istruttore in un club esclusivo di Londra. (Le celebrità del tennis menzionate nel film: Andre Agassi, Greg Rusedski, Tim Henman e Rod Laver). Lui crede che le ‘partite’ si giochino con la fortuna, più che con la capacità o il talento. Sarà l’amicizia con il ricco allievo Tom Hewett (Matthew Goode), a portarlo negli ambienti che contano, in una scalata sociale. Tra lussuosi appartamenti con vista sul Tamigi, ville di campagna, gallerie e ristoranti di una cinica vita dispendiosa. Che passano sullo schermo con, in sottofondo, avvincenti opere liriche accuratamente scelte.
Un Do di petto e un rovescio
Non più l’adorato Gershwin, ma si alternano il tenore Enrico Caruso, e arie contenute in un vinile 78 giri di brani della Grande Guerra: dal compositore Giuseppe Verdi con “L’Otello” e “La Traviata“, a Georges Bizet, Gioachino Rossini e Gaetano Donizetti. E la romanza “Una furtiva lagrima“. La musica sembra essere un’ulteriore voce fuori campo. Un io narrante intenso, che trasporta. Con cui si esprimono commenti ironici sulle azioni dei personaggi. Una novità per Allen l’uso dell’opera, che solo in “Mariti e mogli” (1992), accompagnava scene ambientate in classi sociali altolocate.
Una sera il giovane maestro di tennis Chris, è invitato a teatro con i genitori di Tom, e incontra la sorella Chloe Hewett Wilton (Emily Mortimer). Ma presto proverà una fatale attrazione anche per Nola Rice (Scarlett Johansson), attricetta americana fidanzata del rampollo di casa Tom. Ancora una volta i due, si stuzzicano e si corteggiano intorno a tavolo da ping-pong. Ma ‘la palla è rotonda’. E incontrollabile. Così il matrimonio, d’interesse, avviene con Chloe, che desidererebbe la maternità. Ma a rimanere incinta è Nola. Il senso di colpa, la pressione su di lui, inducono il protagonista a macchiarsi di sangue. Inizialmente Nola Rice era interpretata da Kate Winslet, che rinunciò al ruolo una settimana prima dell’inizio delle riprese. Lasciando la parte alla Johansson, alla sua indiscussa bellezza; ammirata, proprio come la sua battuta del film, “Bè… nessuno ha mai voluto indietro i soldi“. L’attrice diventa nuova musa di Allen, che la volle per altri due suoi film, “Scoop” e “Vicky Cristina Barcelona“.
Match Point perché vietato
“Match Point” rientra nella categoria R (Restricted) per la presenza di scene di sesso tra campi di grano, di nudità, situazioni violente e dialoghi adatti a un pubblico adulto. Così in diversi paesi è stato vietato ai minori, o consentita la visione con un adulto. “Uno dei miei pochi film che andò al di là delle mie ambizioni“, commenta il filosofo regista. Il rimbalzo dell’anello sulla balaustra del Tamigi, appartenente alla vecchia signora assassinata, e gettato da Chris, è finito sul marciapiede ed è stato recuperato dal malcapitato. Ancora una volta la sorte, beffarda e giustiziera; come nel finale, che assomiglia all’inizio del film, in cui il regista fa pronunciare al protagonista da poco diventato padre: “non mi importa che [mio figlio] sia eccezionale, spero solo che sia fortunato”.
Federica De Candia Seguici su Google News