Stasera in tv: Con Match Point Woody Allen lascia le sperimentazioni narrative degli anni Novanta e confeziona un dramma-thriller dalla forma classica, il sapore tragico e l’effetto potentissimo. L’idea del carattere accidentale dell’esistenza, è messa al servizio del meccanismo di suspense, travolgendo personaggi e spettatori in un alternarsi di opportunità e ostacoli, lanci e risposte, frenetici come una partita di tennis. La regia annichilisce i personaggi in spazi scuri, vuoti o dispersivi, allineandosi così all’idea di un universo incomprensibile e indifferente.

L’istruttore di tennis Chris Wilton (Jonathan Rhys Meyers) approda a Londra, pieno di ambizioni. Qui incontra il ricco Tom Hewett (Matthew Goode) e sua sorella Chloe (Emily Mortimer), con la quale intraprende una relazione amorosa. Gli adoranti genitori Hewett gli offrono un lavoro e lo introducono al bel vivere. La scalata sociale di Chris è tuttavia travolta dalla seducente Nola Rice (Scarlett Johansson), fidanzata di Tom, la quale diventa oggetto d’ossessione per il protagonista.  

Match Point: la partita contro il destino

Chris ricorda i protagonisti delle tragedie, perché è intrappolato in una scelta dolorosa: gli Hewett rappresentano, infatti, non solo la protezione, ma anche l’accesso a quell’estetismo e intensità dell’arte, che fanno pulsare il passionale protagonista. Dove l’intelletto è soddisfatto, tuttavia, non lo è l’istinto, e la sua voglia di adrenalina e competizione palpitano nell’inseguimento dell’affascinante Nola. Egli non è l’unico a fare i conti con una realtà frustrante. Nola, aspirante attrice, non riesce ad indovinare un provino. La ricca e ottimista Chloe non riesce a rimanere incinta del suo bel maritino, e non ci sono medici o talismani che sembrino risollevare la situazione.

Nella partita a tennis contro il fato, l’uomo è tragicamente destinato a fallire, poiché non può prevedere la direzione della prossima palla. Il film si apre eloquentemente sull’immagine del gioco del tennis, i cui giocatori sono invisibili, come le forze che determinano il destino umano. Gli altri spazi sono sistematicamente mostrati poco prima di essere occupati dai personaggi. Woody Allen ribalta quindi la visione antropocentrica del cinema abituale, e crea uno mondo indifferente, che prescinde dall’esistenza dell’uomo. Invece di seguire i personaggi nei loro movimenti, egli mostra stanze, strade, ambienti, in cui la presenza umana, lungi dal dominare, arriva solo in un secondo momento.

Jonathan Rhys Meyers e Scarlett Johansson in una scena di Match Point-Photo Credits: Oicanadian.com

Stasera in tv: un universo oscuro e incomprensibile

L’uomo cammina a tentoni in un universo indifferente. In Crimini e Misfatti, Woody Allen rappresenta l’idea di questa cecità esistenziale, attraverso la figura del rabbino che si ammala e perde la vista. In Match Point il tema è ripreso nella scena in cui, in un momento di passione, Nola applica una benda sugli occhi di Chris. Per il resto, l’idea di un’assenza di direzione è piuttosto definita attraverso l’oscurità dello spazio: i personaggi sono rappresentati nei bui ambienti del teatro, o del cinema, i volti tragicamente accarezzati dai riflessi rosso sangue delle tappezzerie. Lo spazio è anche la vertigine del mancato controllo. Vediamo spesso Chris perso nei propri pensieri, di fronte alla parete vetrata del suo appartamento. Egli si affaccia all’incognito, simboleggiato dalla visione in plongée della strada, dove i passanti-formichine camminano, ignari del proprio destino.

Lo spazio è infine ostile, e il terribile clima inglese si scatena contro i personaggi, scuotendo violentemente le loro vite. È infatti durante un fortissimo temporale, che Chris decide di abbandonare la villa degli Hewett per inseguire Nola e baciarla. Le loro figure si rimpiccioliscono nella vasta campagna, abbattute e trasfigurate dalla pioggia. I volti sono nascosti nella seguente scena di sesso, che è mostrata solo di schiena. Travolti dalla passione imprevista, i personaggi hanno perso il potere sulla propria vita, e con esso la propria individualità. Di spalle sono anche mostrati Chris e Chloe, al momento del loro matrimonio. Una scena che, non senza ironia, è visualmente quasi indistinguibile da quella del futuro matrimonio di Tom; le tradizioni continuano, tutto va come deve andare, indipendentemente dai desideri degli individui.

Un vertiginoso “Match Point”

Manipolatore abilissimo, Chris è il giocatore di tennis che, seppur dotato di bravura e calcolo, non riesce mai a dominare la palla. Innumerevoli i momenti in cui i suoi piani saltano all’aria. Che si tratti di pianificare un incontro con Nola, o un omicidio, lo spettatore è talmente sballottato nella lotta tra il protagonista e la sorte, da risultarne travolto. Il delitto compiuto da Chris funziona da “bomba sotto il tavolo” hitchcockiana, che carica di implicazioni e tensione l’azione più banale, perché banale è il modo in cui egli può essere scoperto. Finale vertiginoso garantito.

Non volendolo svelare, limitiamoci a dire che forse interviene un deus ex-machina risolutore, o forse no, dipende da che parte sta lo spettatore. Desiderare la punizione del protagonista è giusto, ma quando sua moglie sta per scoprire casualmente l’arma del delitto, la tensione monta. Volente o nolente, ci identifichiamo all’antieroe che ci è stato mostrato, ritrovandoci di colpo proprio in quell’ universo indifferente e amorale che è dipinto dal film. Stasera in tv su Iris alle 21.

Sara Livrieri

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