Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario, moriva il 10 Giugno 1924 per mano di una squadra fascista inviata da Benito Mussolini stesso. Un episodio, quello di Matteotti, che mise probabilmente la provvisoriamente la parola fine al concetto di democrazia in Italia, conducendola verso il periodo più buio della sua storia
Matteotti, l’uomo dietro la figura
Eletto in parlamento nel 1919 e riconfermato per le due successive legislature, Matteotti dimostrò già dal primo mandato di essere un uomo fiero, battagliero ed attaccato a valori come uguaglianza e giustizia.
La sua prima vera e propria denuncia avvenne nel 1921, quando pubblicò Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia, dove denunciava la violenza e le spedizioni punitive delle squadre fasciste.
E’ tuttavia il 30 Maggio 1924 che Matteotti firmò la sua condanna a morte, quando davanti all’intero parlamento denunciò i brogli elettorali e propose una votazione, respinta dalla maggioranza, di annullamento delle elezioni. Dieci giorni dopo, alle 16.15, venne rapito e accoltellato al costato dopo una furibonda colluttazione all’interno dell’abitacolo da un militante fascista facente parte di una squadra.
Il corpo tuttavia venne ritrovato solo il 16 Agosto in un bosco di Riano, una piccola frazione di un comune nella provincia di Roma
Una cosa che ha contraddistinto Matteotti è stata la totale mancanza di paura nei confronti del neo regime di Mussolini. Denunciò pubblicamente quelle che per molti furono elezioni viziate da brogli e che condussero il partito fascista al governo. Un uomo coraggioso, che pur di combattere per verità e giustizia ha perso la sua vita per mano proprio del governo fascista. Matteotti era un personaggio scomodo, e messo a tacere lui, Mussolini ebbe la strada spianata verso ciò che desiderava.