Mattia Torre, l’ultimo David nelle mani di Emma

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Di Federica De Candia

Quando la figlia dello sceneggiatore scomparso nel 2019, prende la parola, c’era silenzio. Ma non quello curioso delle platee. Quello emozionato che toglie il fiato. Emma, giovanissima, si rivolge a qualcuno, come lo avesse davanti invece di mille e più occhi. «Volevo fare i complimenti a mio padre». Inizia così, stringendo il David tra le mani, la consegna del premio per la miglior sceneggiatura originale a Mattia Torre. Che a soli 47 anni, dopo una lunga malattia, ci lascia. E riceve il riconoscimento postumo per “Figli“. «Bravo papà», e in sala si vedono le lacrime asciugate di Valerio Mastandrea, protagonista del film.

Aveva scritto la sceneggiatura partendo da un suo monologo, “I figli invecchiano“. Morto prima di poter iniziare le riprese, Mattia aveva affidato la lavorazione del film al regista Giuseppe Bonito, già suo aiuto regista in “Boris“, la serie cult in onda su Fox, che lo rese noto al pubblico. La trama del film arrivato alla 66esima edizione dei David di Donatello, parla di famiglia e di bambini. E di quelle strane incomprensioni e capovolgimenti che sembrano arrivare in una coppia con il secondo figlio. Sulla canzone che parte con i titoli di coda, “Be Mine” degli Ofenbach.

Standing ovation per Emma e Mattia Torre

Figli (2020) di Mattia Torre: Trailer del Film con Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi -YouTube 

Il mondo del palcoscenico, dei teatri romani, quello Mattia Torre lo conosceva bene; gli attori impegnati a sbarcare il lunario, la comicità diretta, che arriva dalle tavole di legno alle poltrone giù in sala. Il divertimento che invita alla partecipazione, la risata contagiosa che non ti lascia inerme. Il serial più irriverente della Tv, “Boris“, racconta anche, in maniera comica e dissacrante, i vizi dell’industria televisiva. Vi recitano tra gli altri, Caterina Guzzanti, Antonio Catania, Francesco Pannofino, Alessandro Tiberi, Carolina Crescentini, Pietro Sermonti. Tutti passati dal teatro, tra glorie e sudori.

Torre aveva stretto un fortissimo legame con Valerio Mastandrea, con cui nasce la serie televisiva “La linea verticale“. Era riuscito nell’impresa di scrivere, partendo dalla sua condizione di paziente dell’ospedale romano Regina Elena, in modo ironico, senza retorica, il dramma della malattia. Dal suo libro, sempre con lucidità e ironia, sono tratte le parole che fa dire a Mastandrea nel film televisivo: «Se non hai paura di niente, sopravvivi a tutto». Autore anche per Serena Dandini, aveva talento per la scrittura. Una puntata di “Propaganda Life” era stata sipario della lettura di uno dei suoi toccanti scritti, affidati alla voce proprio di Mastandrea. “Ogni maledetto Natale” è il film che diresse insieme a Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo. Grottesche famiglie imparentate per mezzo di fidanzati, che faranno unire il viterbese alla ricca imprenditoria capitolina. Una commedia simpatica, dove neanche i buoni sentimenti di dicembre sembreranno calmare gli animi.

Uno scrittore al cinema, Mattia Torre

Commovente, con quella ironia leggera che nasce dal cuore, Corrado Guzzanti, saluta la persona indimenticata, con cui aveva scritto anche la serie ‘Dov’è Mario?’: “Mattia Torre, amico carissimo e brillante, scrittore sopraffino, 47 anni, venti romanzi ancora da scrivere, cento sceneggiature. Una curiosità, un coraggio e un senso dell’umorismo rari in questo mondo, rarissimi in Italia. Uno che se adesso gli dicessi ‘che la terra ti sia lieve’ ti scoppierebbe a ridere in faccia, ci scriverebbe sopra un monologo. Mi mancherai tanto. Ci eri indispensabile“. Un uomo, instancabile maestro d’ironia, Mattia Torre: diceva che le sue ceneri dovevano essere esposte con un bicchiere di Chardonnay. Tutto ha il sapore della vita che continua.

Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema.