Maximulta imposta all’Italia dalla Corte europea di giustizia.

Italia condannata dalla Corte europea di giustizia per il mancato adeguamento delle reti fognarie e dei sistemi di trattamento delle acque reflue dei centri urbani.

Una maximulta da 25 milioni di euro. Più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di 74 centri urbani.

Reti fognarie (Photo Credits: www.afmafognatureromane.it)

L’Italia era già stata condannata dalla Corte. Nel luglio 2012 la Commissione aveva rilevato la mancanza di un trattamento appropriato delle acque reflue urbane in oltre cento città italiane. A distanza di 6 anni, in molte zone, la gestione dello smaltimento delle acque reflue urbane non è ancora avvenuta.

La Corte europea di giustizia (Photo Credits: www.sanita24.ilsole24ore.com)

La Corte aveva lanciato un ultimatum entro la quale l’Italia avrebbe dovuto mettersi in regola: l’11 febbraio 2016. Inizialmente erano 109 le aree non conformi ma «vista l’estrema lentezza dei progressi compiuti e la ripetuta inosservanza dei termini preventivamente annunciati», Bruxelles non ha esitato a richiedere sanzioni.

La Corte ritiene che l’inadempimento dell’Italia sia particolarmente grave anche perché l’assenza o l’insufficienza di sistemi di raccolta o di trattamento delle acque reflue possono arrecare danno all’ambiente.

L’inquinamento delle acque (Photo Credits: www.tes.com)

Bruxelles, difatti, giustifica la sua decisione con l’obiettivo di evitare pesanti rischi per l’ambiente. Ma soprattutto per gli oltre sei milioni di cittadini che abitano in quelle aree.

Possibili danni arrecati all’ambiente (Photo Credits: news-town.it)

I centri abitati senza un adeguato sistema di raccolta e trattamento delle acque reflue sono situati in diverse regioni italiane: 1 in Abruzzo, 13 in Calabria, 7 in Campania, 2 in Friuli Venezia Giulia, 3 in Liguria, 3 in Puglia e 51 in Sicilia.

Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia (l’associazione delle imprese di acqua energia e ambiente) sottolinea che «la multa decisa dall’Ue all’Italia sulla depurazione ha radici nella mancanza di investimenti negli ultimi 60 anni. Solo oggi, grazie all’esistenza di un’Autorità di regolazione, possiamo dire che si sta migliorando».

Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia (Photo Credits: www.youtube.com)

Una possibile soluzione all’inottemperanza può essere l’acquisto da parte dei cittadini di impianti di depurazione da installare nelle proprie abitazioni. Ma qui incontriamo un’altra grave incognita.

È in forte dubbio l’efficacia di molti sistemi di depurazione disponibili sul mercato. Senza contare le modalità con le quali questo esercizio avviene. Con la falsa prospettiva di posti di lavoro fissi, viene reclutato personale per formazione di venditori porta a porta dei suddetti impianti. E già la mancanza di correttezza e serietà di alcune “aziende” (presenti soprattutto nel sud) sminuiscono la oramai dubbia efficienza di molti depuratori ad uso domestico in commercio. Discorso a parte.

Patrizia Cicconi